Ina Praetorius, Penelope a Davos. Idee femministe per un’economia globale, Quaderni di Via Dogana, Milano 2011
scheda a cura di Luisa Muraro
Pubblichiamo gli scritti di una pensatrice europea di prima grandezza, tradotti a regola d’arte. Sono 115 pagine di un femminismo che si alza e si allarga come un albero ben piantato. I capitoli sono otto, fra loro autonomi ma rispondenti. L’autrice, teologa di lingua tedesca, nata nel 1956, li chiama tentativi di pensare in modo postpatriarcale: per cominciare, meno vittimismo, meno antagonismo e agire con responsabilità (v. p. 41).
La tesi cardine del suo pensiero è questa:
Si va alla ricerca di soluzioni tecniche per risolvere i cosiddetti problemi dell’ambiente, quando sarebbe possibile risparmiare molti sforzi semplicemente rendendosi conto che la cosiddetta “discriminazione della donna” non è un problema marginale che si può risolvere con misure di politica paritaria, bensì un errore del pensiero – fonte di una serie infinita di conseguenze – intorno al quale ruota la nostra percezione del mondo. (p. 24)
La donna che ha scritto queste parole, è la stessa che ha guidato un movimento per salvare gli insegnamenti dell’economia domestica nelle scuole della Svizzera, in nome della competenza dell’esserci (la Daseinskompetenz), quella competenza che manca drammaticamente al governo del pianeta Terra; l’ultimo capitolo del libro s’intitola significativamente: “Pensare il mondo come ambiente domestico”.
Contro il dominio della tecnica, che non risolve un problema senza crearne altri, come ormai sappiamo, lei pratica e insegna quello che chiama il lavoro sul simbolico, con il quale comincia la trasformazione efficace. Vuol dire: presa di coscienza, di parola, di responsabilità. Vuol dire: disfare il vecchio ordine che continua a mettere al primo posto l’economia di mercato disprezzando i lavori di cura e di manutenzione.
Il primo posto, al seguito di Arendt e Irigaray, lei lo assegna a un’economia della natalità, nella consapevolezza che non c’è vita senza una matrice fatta d’aria, d’acqua, terra, ma anche di affetti, parole, riconoscimenti.
Quel “disfare” ci porta alla famosa Penelope di Omero e al titolo di questo libro, Penelope a Davos, che è anche il titolo del quinto capitolo che così comincia:
Ho incontrato Penelope nel gennaio 2006, quando per la seconda volta ho partecipato in qualità di osservatrice critica all’Open Forum, la sezione pubblica del Forum economico mondiale di Davos. All’improvviso, tra banchieri spocchiosi, militanti del movimento antiglobale in stato d’ansia e l’assordante rumore degli elicotteri, mi è apparsa la regina di Itaca.
Chiaramente, dagli inizi del femminismo c’è stato un cambiamento. Penelope non è più la donna astuta ed energica ma destinata a tornare sotto il potere maritale. Il patriarcato è finito, ricorda Ina Praetorius citando il Sottosopra rosso (p. 41), e Penelope attende il ritorno di un uomo che le sventure hanno reso forse più saggio. “Siamo sincere: non aspettiamo forse anche noi, pensatrici del postpatriarcato, che gli uomini ritornino a noi diversi dopo i loro vagabondaggi?” In che cosa diversi? “È ciò che vogliamo sapere” (p. 67), risponde energica e placida questa donna che, quando la incontri, sembra lei stessa una regina. (Via Dogana)
In distribuzione dal 1° settembre 2011 presso la Libreria delle donne di Milano; potete prenotarvi, facciamo spedizioni,info@libreriadelledonne.it (rivolgersi a C.Jourdan).