La separazione tra vita privata e relazioni sociali, tra mondo interno e mondo esterno oggi sembra decisamente venir meno per l’invadenza di una cultura di massa che ha a disposizione mezzi potenti, come la televisione, la pubblicità, i consumi. Storie personali, amori, drammi famigliari, vicende intime diventano un alimento indispensabile per il quotidiano intrattenimento di milioni di spettatori. Caduta la barriera del pudore, molti sono disposti a “narrare” in pubblico fatti e sentimenti taciuti persino ai famigliari. Dietro questa “sovraesposizione” di sé appare evidente il bisogno di condividere e confrontare con altri esperienze che finora sono state vissute in solitudine, come destino, inadeguatezza o disagio personale.
Nasce tuttavia il dubbio che la valanga di “vita intima” che si rovescia su di noi dall’esterno, anziché produrre maggiore conoscenza di sé e del mondo, amplifichi il senso di vuoto e di isolamento, oltre che una perdita progressiva della padronanza sui nostri pensieri, emozioni e affetti.
Tra le vicende che rimangono, nonostante tutto, oscure e sempre uguali nel tempo, ci sono senza dubbio la relazione tra i sessi, le identità e i ruoli di genere, il corpo e l’immaginario sessuale.
Per addentrarsi in questi territori, vicini alla memoria del corpo, ai sogni e ai desideri più nascosti, una guida sorprendente è la scrittura di esperienza, lettere, diari, autobiografie, note sparse, che appartengono soprattutto alle donne, per quella collocazione storica, scambiata per “destino naturale”, che le ha identificate con la casa, la generazione e la cura dei figli, l’amore, la sessualità, ma che sono presenti anche nella vita e nelle scritture degli uomini.
Il corso di formazione, rivolto agli insegnanti, si propone di affrontare questi temi, sia attraverso lalettura di pagine scelte, di autori e autrici noti e meno noti, che attraverso le scritture, anche frammentarie, che ne nasceranno, come pensieri mossi da altri pensieri, vite che si riconoscono in altre vite, narrazioni di sé capaci di “farsi e disfarsi” nell’incontro con gli sguardi e le consapevolezze di altri.
Lea Melandri
Nata a Fusignano (Ravenna) nel 1941, vive a Milano dal 1967. Ha insegnato in vari ordini di scuole e nei corsi per adulti. Tiene attualmente corsi presso l’Associazione per una Libera Università delle Donne di Milano, di cui è stata promotrice insieme ad altre fin dal 1987 e di cui oggi è presidente.
Nel 1971 diventa redattrice, insieme allo psicanalista Elvio Fachinelli, della rivista omonima (1971-1978), di cui ha curato recentemente un’antologia: L’erba voglio. Il desiderio dissidente, Baldini & Castoldi 1998.
Prende parte attiva al movimento delle donne negli anni ’70. Di questa ricerca sulla problematica dei sessi, che continua fino ad oggi, sono testimonianza le pubblicazioni:
L’infamia originaria, edizioni L’erba voglio 1977 (Manifestolibri 1997); Come nasce il sogno d’amore, Rizzoli 1988 ( ristampato da Bollati Boringhieri, 2002); Lo strabismo della memoria, La Tartaruga edizioni 1991; La mappa del cuore, Rubbettino 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralità indicibile. La pratica dell’inconscio nel movimento delle donne degli anni Settanta, Fondazione Badaracco, Franco Angeli 2000; Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri 2001;Preistorie. Di cronaca e d’altro, Filema 2004; lettura a M. Fraire, R. Rossanda, La perdita,Bollati Boringhieri, 2008; Amore e violenza. Il fattore molesto della civiltà, Bollati Boringhieri 2011.
Ha tenuto rubriche di posta su diversi giornali e ha diretto, dal 1987 al 1997, la rivista “Lapis. Percorsi della riflessione femminile”, di cui ha curato, insieme ad altre, l’antologia Lapis. Sezione aurea di una rivista, Manifestolibri 1998. Collaboratrice dal 2000 al 2004 del mensile “Carnet”, e attualmente del settimanale “Gli Altri”, del Corriere della sera e del Blog 27esima ora (corriere.it), del sitowww.zeroviolenzadonne.it, della rivista “Alfabeta” e di altre testate.