In questa relazione prendo in esame diversi aspetti che sono stati fonte di argomenti e scambi culturali per tutta la durata del Seminario. In particolare, evidenzio alcune tematiche specifiche legate al concetto di Femminismo e il ruolo mutevole della donna, in merito anche al contesto storico e ai cambiamenti socio – culturali che si susseguono dagli anni ’60 ad oggi.
Nell’arco di tempo che scorre dal tema dell’emancipazione a quello dell’indipendenza, sottolineo alcuni punti di forza connessi a tre figure femminili che hanno lasciato il segno nel corso della storia: la filosofa e femminista Simone De Beauvoir che marca il rapporto tra il sé e l’altro, la drammaturga Olympe De Gouges i cui scritti femministi e abolizionisti sono legati al tema della libertà e dei diritti umani, e Virginia Woolf attivamente impegnata nella lotta per la parità di diritti tra i due sessi.
A parer mio, questo rapporto tra l’individuo e il contesto storico non può essere paragonato solo a degli studi sul passato, in quanto tali tematiche sono strettamente connesse all’evoluzione socio-culturale che ancora oggi richiama l’attenzione degli individui; ho scelto quindi di evidenziare la modernità di tale pensiero grazie ad autori come Michel Foucault, Bruno Sanguanini, Donna Haraway e, in conclusione, Anthony Giddens.
Michel Foucault porta alla luce la relazione tra il Soggetto, analizzato in base alla sua interiorità, e il suo legame fisico in rapporto al contesto in cui vive, che può condizionare le sue scelte e la sua libertà di azione.
Bruno Sanguanini sottolinea nei suoi studi il legame tra l’individuo e il suo adeguarsi ai mutamenti della società, dove i mezzi di comunicazione di massa giocano un ruolo fondamentale e determinante nella vita di ognuno di noi.
Donna Haraway mostra il rapporto tra la scienza e l’identità di genere, grazie ai suoi studi sul fenomeno del corpo cyborg.
Dati tali presupposti, la Teoria del Gender accomuna i vari aspetti sopra evidenziati e la loro trasmissione e divulgazione, che sembrano lontani da noi nel tempo e nello spazio ma che in realtà sono profondamente attuali e continuano a segnare la storia, le società, le culture.
A completare questo percorso, tra i vari autori e argomenti trattati espongo parte del pensiero del filosofo Anthony Giddens, in merito all’evoluzione introspettiva dell’individuo in relazione all’ambiente in cui vive, alle emozioni che lo accompagnano e alle aspettative che ripone nel proprio futuro.
Il Movimento Femminista in Italia
Il movimento femminista a partire dagli anni ‘60 fino ad oggi, continua ad avere un’espansione davvero notevole.
Con il formarsi dei termini emancipazione ed eguaglianza, è nata anche l’esigenza di chiedere più liberalizzazione e indipendenza per raggiungere quei diritti che le donne sentivano col tempo sempre più lontani da loro. Da questo momento in poi, le donne hanno dato voce alle loro organizzazioni e ai loro confronti, anche attraverso manifestazioni e formulando nuove proposte, riuscendo in parte ad ottenere nuove leggi e nuovi diritti.
Questo movimento, riconosciuto sotto il termine di femminismo, ha conquistato molti traguardi importanti anche in Italia, evolvendosi e trasformandosi fino a garantire alla donna il ruolo che oggi riveste nella società in cui vive.
Nonostante tale sviluppo, l’essere femminile continua a rivendicare buona parte dei suoi diritti e dei suoi spazi, sfruttando a pieno anche lo sviluppo dei mezzi di comunicazione.
Dall’Emancipazione all’Indipendenza
Con l’emancipazione e l’eguaglianza, le donne chiedevano di avere pari diritti e doveri rispetto agli uomini e puntavano anche all’ottenimento di spazi nella vita nazionale, economica, personale e sociale, a pari merito dell’altro sesso; uno degli esempi più significativi è il loro diritto al voto, subentrato nel 1946.
Ottenuti tali risultati, il femminismo spinse nell’andare avanti e così tra gli anni ’60 e i gli anni ’70, nacquero in Italia delle nuove esigenze che prendono il nome di liberalizzazione e indipendenza, ovvero la possibilità per la donna di sentirsi completamente libera e indipendente sotto molteplici punti di vista, corredata dalla capacità di autodeterminarsi e gestirsi, senza sentire la necessità di avere accanto a sé una figura maschile.
Il movimento femminista mette in discussione le istituzioni sociali e la visione patriarcale della società: i valori maschili che avevano portato alla supremazia dell’uomo, portarono ad una forte contrapposizione da parte del femminismo verso la società stessa, improntata su una gerarchia a favore del mondo maschile.
Il movimento in Italia estende le sue pratiche politiche nell’ambito sociale, lottando per la conquista dei più ampi diritti civili che hanno conseguito nell’introduzione del divorzio, nella modifica del diritto di famiglia, nell’istituzione dei consultori familiari, nella legge sulle pari opportunità, nella liberalizzazione dei contraccettivi e nell’approvazione delle leggi che regolano l’aborto: la legge dell’aborto (1978) è nata in merito alle continue manifestazioni legate al self-help, improntate sull’ “autogestione” dell’aborto stesso.
Il Femminismo divenne un movimento unico formato da tantissimi punti di vista legati fortemente dallo spirito di rivincita non solo verso l’ottenimento dei propri diritti, ma anche verso una riscoperta del proprio corpo e del proprio Io; questo è a parer mio uno degli aspetti più interessanti perché si avvicina alla pratica dell’autocoscienza, ovvero ad uno scambio culturale legato alla socializzazione e alla volontà di un confronto, condividendo esperienze di vita personale.
Percorrendo questo percorso, si discute ancora oggi di temi quali la riproduzione, la sessualità, i rapporti interpersonali e la vita quotidiana.
Anche se, grazie al femminismo, nella maggior parte del mondo le donne hanno conquistato il riconoscimento formale di molti diritti, esistono purtroppo ancora oggi troppe discriminazioni sessuali verso questo sesso definito da sempre “debole”.
Il rapporto tra il Sé e l’Altro: Simone De Beauvoir
Il Secondo Sesso è uno dei saggi più celebri e importanti del movimento femminista scritto da Simone De Beauvoir.
L’opera, raccontata attraverso il linguaggio e la tecnica della filosofia esistenzialista, suscitò molto interesse non solo in Francia ma anche in Italia, per il rigore con il quale l’autrice riuscì a costruire il discorso sul suo stesso sesso.
Il ruolo della donna viene mostrato in ogni fase della sua vita, dalla nascita alla vecchiaia, senza escludere l’iniziazione sessuale; inoltre, viene rapportato sotto vari modelli culturali differenti tra di loro e ne viene descritto il comportamento, che varia a seconda delle situazioni che la vita le pone: donna come sposa, come madre, come prostituta, come lesbica, come narcisista, come innamorata, come mistica. Ognuna di queste circostanze porta ad un’analisi dell’autrice stessa verso un’idea di inferiorità della donna rispetto agli schemi di vita che la società tende ad imporle.
Viene anche messo in relazione il confronto tra i due sessi, visti come “poli opposti” ma per l’autrice “uguali” solo se uniti sotto il concetto di libertà: se la donna avesse la possibilità di crearsi una propria indipendenza, come una formazione in ambito lavorativo, sarebbe senza dubbio in grado di dedicare la maggior parte del suo tempo alla realizzazione dei suoi obiettivi, focalizzandosi totalmente su se stessa.
L’autrice interroga poi diversi studiosi, senza distinzione di sesso, e invita le donne a raccontare le loro esperienze d’amore e di vita, sostenendo anche la loro necessità di integrazione nella società in cui vivono, puntando all’ottenimento degli stessi diritti e doveri dell’uomo.
Queste molteplici visioni rendono il saggio estremamente attuale e mai fuori dal tempo, soprattutto perché lascia trasparire il rapporto tra il sé e l’altro, ovvero l’idea di una coscienza che per sentirsi davvero libera ha bisogno di confrontarsi con un’altra coscienza: in questo modo, sarà possibile riconoscere se stessi fino nel profondo e capire cosa siamo in merito a ciò che l’altro ha di differente rispetto a noi. Tale rapporto è talmente profondo che richiede una sensibilità maggiore che può nascere nella coscienza di un essere femminile, considerato da sempre più sensibile e fragile rispetto all’uomo.
Un ulteriore aspetto che si collega a Simone De Beauvoir è il tema principale trattato nel saggio di Luce Irigaray Speculum, l’altra Donna, un classico del pensiero femminista in cui vengono posti al centro del discorso la donna e la sua sessualità, in contrapposizione alle ideologie del pensiero occidentale che hanno ridotto il suo corpo al silenzio, all’uniformità, alla soggezione.
Libertà e Diritti: Olympe De Gouges
La Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina è un testo giuridico francese, opera della scrittrice Olympe De Gouges che esige la piena assimilazione legale, politica e sociale delle donne.
Il saggio è basato sul modello della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (testo giuridico elaborato durante il corso della Rivoluzione Francese) che elenca i diritti validi solo per gli uomini, come ad esempio la privatizzazione delle donne al diritto di voto, alle libertà professionali, ecc.
L’autrice difende così il ruolo femminile con tono ironico in merito ai pregiudizi maschili, scrivendo che «La donna nasce libera e ha uguali diritti all’uomo». L’essenza del saggio vuole essere da parte dell’autrice una critica verso la Rivoluzione Francese, poiché nel suo progetto di libertà e di uguaglianza ha escluso la presenza e i diritti del ruolo femminile nella società.
Anche questo saggio può essere considerato attuale, in quanto presenta degli aspetti che si legano perfettamente ai diritti e alle leggi che governano le società di oggi.
Un’altra autrice fortemente convinta in merito a tali visioni di vita è senza dubbio Virginia Woolf, considerata una delle principali scrittrici della letteratura del XX secolo, attivamente impegnata nella lotta per la parità di diritti tra i due sessi.
La sua figura viene inserita in alcune analisi sul rapporto tra i testi narrativi e il genere femminile da parte di studiosi di sociologia dell’arte e dei Femminist Cultural Studies, che studiano l’andamento e le mutazioni culturali tenendo conto delle produzioni dei mass-media, attraverso l’elaborazione e il consumo della comunicazione di massa, ponendo al centro il ruolo femminile.
Di notevole importanza la riflessione sull’applicazione, da parte della scrittrice, della nozione di Lettore Modello: questa espressione, ripresa da Umberto Eco nel suo saggio Lector in Fabula, fa riferimento ad un lettore immaginario a cui un testo è rivolto. Virginia Woolf attribuisce al Lettore Modello un Genere Femminile o, più sensatamente, una Lettrice Modello.
Questo rapporto tra Autore – Lettore – Fruitore teorizza la possibilità stessa per la lettrice di formulare significati alternativi, riappropriandosi di testi che parlano essenzialmente al maschile.
Discorso e Sessualità: Michele Foucault
Importanti sono gli studi di Michele Foucault sulla sessualità, che egli crede non sia sempre esistita così come la conosciamo e ne discutiamo oggi.
Per l’autore, non solo la sessualità ma anche il potere discorsivo non ha libertà, poiché viene sottoposto come altre sfere della vita a controlli, limitazioni, rarefazioni: queste sono il risultato di un certo “Ordine del Discorso” sostenuto dalle istituzioni e costruito attraverso procedure e meccanismi.
Durante la lezione inaugurale del suo corso al College de France negli anni ’70, Foucault decide di affrontare questa tematica, marcando la potenza dell’enunciato (sequenza di suoni con contenuto linguistico organizzati in parole e frasi) e i metodi adottati nel corso della storia per controllare la sfera discorsiva.
L’Ordine del Discorso di Foucault rappresenta ancora oggi una lettura innovativa, poiché si evince l’importanza della comprensione delle differenti modalità espressive controllate e selezionate dal regime capitalistico e mediatico, messe in atto dalle organizzazioni governative delle varie civiltà.
Il saggio può essere quindi paragonato ad un software in grado di analizzare, decifrare ed evidenziare i meccanismi di controllo, selezione, organizzazione e distribuzione della produzione discorsiva e le procedure che ne depotenziano la materialità.
Importanti sono anche i suoi studi sulla sessualità, secondo cui non è sempre esistita così com’è conosciuta oggi e soprattutto su come se ne discute. Gli studi sono raccolti nella sua opera Storia della Sessualità: solo con la modernità, la sessualità ci appare come una caratteristica intrinseca al Sé, a tal punto da sentire il bisogno di dichiarare una “identità sessuale” e le scelte sessuali annesse. Per Foucault è errata la visione di una sessualità repressa da secoli che solo ora, attraverso le molteplici lotte di emancipazione, tende ad esprimersi; secondo il pensatore francese però, la volontà di sapere può essere esaminata sotto un altro aspetto, ovvero come un mezzo nato per sorvegliare la gente e monitorarla. Il sapere si unisce così al potere che si è evoluto nel tempo: partendo da uno stadio disciplinare e repressivo che puntava al controllo, è divenuto qualcosa di più funzionale, riproduttivo e pervasivo. Ecco allora che Foucault arriva a elaborare l’attualissimo concetto di biopotere, potere che costruisce corpi, i desideri, i modi fondamentali della vita stessa.
La Biopolitica così come il Biopotere ci aiutano a comprendere ancora meglio il rapporto del corpo con lo spazio che lo circonda, e come l’essere umano può sentirsi vulnerabile quando si espone agli altri e all’ambiente; è un rapporto che distingue l’individuo e il collettivo, poiché siamo dei processi dinamici immersi in contesti di interazione incarnata sotto tre aspetti precisi: Corpo e Situazione, Corpo e Condizione, Corpo e Relazione.
Il corpo, con i suoi comportamenti individuali e collettivi interessa direttamente il potere, divenendo così materia di politica.
Questi aspetti sono stati presi in esame anche da altri autori, come i saggi intitolati La Politica della Vita di Nikolas Rose e Biocapitale Etico di Sarah Franklin.
La Sindrome di McLuhan: Bruno Sanguanini
Il sociologo e docente universitario Bruno Sanguanini pone in esame i fenomeni comunicativi che caratterizzano alcuni ambiti della vita sociale ed individuale, ove l’interazione umana e le funzioni comunicative fanno uso di media classici e innovativi. Propone così l’analisi delle diverse dimensioni della comunicazione e il suo focus altro non è che il ruolo dei media nella vita quotidiana, nella costruzione del senso dell’esperienza, nelle comunicazioni istituzionali, il tutto improntato sulla memoria sia individuale che collettiva.
Di interessante rilievo i suoi studi in merito alla cosiddetta Sindrome di McLuhan che analizza come esempio un’opera d’arte, collegandola alla potenza dei mass media poiché per l’autore soltanto questo tipo di rapporto può portare l’opera stessa verso la fruibilità, l’apprezzamento e la condivisione.
Il rapporto diretto con i mezzi di comunicazione di massa può collegarsi all’esigenza di trasmissione di informazione, di far conoscere la realtà: siamo passati dalle manifestazioni in piazza alle manifestazioni di rete, ovvero da una comunicazione originariamente face to face o diretta ad una comunicazione anche indiretta, ma pur sempre stimolante ed accattivante.
Se è vera la visione di Sanguanini, ovvero che occorre ricadere sotto la luce dei mass media per sperare in un destino fortunato, allora forse sarebbe più giusto affrontare i temi del femminismo attraverso testimonianze e dimostrazioni concrete su come la vita di una donna può cambiare, nonostante il prediligere delle società verso argomenti di altro genere. Occorre far notizia da Sé?
Scienza e Identità di Genere: Donna Haraway
Cos’è il corpo? Ancora oggi è visto come un luogo misterioso e muto, perché la verità di cui appare inequivocabile portatore ci inquieta, tanto da costringerci ad alzare barriere verso ogni genere. Il corpo è considerato da molti come il prodotto che la nostra cultura ha più “depurato, raffinato, montato e rimontato”, nel tentativo di liberarlo dai limiti che porta inscritti nella sua consistenza.
Oggi il corpo è mostrato sotto ogni suo aspetto ma senza quel pudore che faceva da velo all’erotismo e alla sessualità, senza le riserve morali.
Le ibridazioni che nascono fra più culture, favoriscono improbabili processi di identificazione, ponendo sempre come punto di riferimento l’oggetto del corpo. Ma c’è un altro aspetto che può essere preso in considerazione, ovvero il concetto di Cyborg.
Il Cyborg nasce con Donna Haraway come metafora di un corpo che si riorganizza in un misto di carne e tecnologia. Donna Haraway è una filosofa e docente che, attraverso il pensiero femminista, studia il rapporto tra scienza e identità di genere.
Il suo pensiero si fonda sul legame nato tra la tecnologia e la scienza sulla vita che hanno preso il sopravvento sulla vita dell’uomo moderno.
Sotto quest’ottica, la cultura occidentale è sempre stata caratterizzata da una struttura condizionante e ripetitiva implicata sul dualismo tra uomo e donna, naturale e artificiale, corpo e mente; questa bivalenza concettuale non è simmetrica ma basata sul predominio di un elemento sugli altri: per questo motivo l’autrice sceglie di introdurre la figura del Cyborg che da invenzione fantascientifica diventa metafora della condizione umana.
Il cyborg è al contempo uomo e macchina, individuo non sessuato o situato oltre le categorie di genere, creatura sospesa tra finzione e realtà: un organismo cibernetico, un ibrido di macchina e organismo, una creatura che appartiene tanto alla realtà sociale quanto alla finzione.
La tecnologia ha influenzato così anche la concezione del corpo, sperimentato e manipolato, portando ad un decadimento del mito della naturalezza.
Conclusioni
Le trasformazioni della modernità, il passaggio da una società modellata dalle regole dell’organizzazione industriale a un tipo di relazioni sociali fondato sempre più sull’immateriale, hanno prodotto sensibili mutamenti nei processi di socializzazione e negli itinerari di costruzione dell’individuo.
Sono proliferati i contesti d’appartenenza e la differenziazione sociale comporta per il soggetto una maggiore riflessione sulle proprie azioni, sulle proprie scelte e soprattutto sull’immagine di sé: l’individuo moderno costruisce la propria identità durante un processo di socializzazione e di riscoperta del proprio Io.
L’identità può essere assunta come nodo del rapporto individuo-società, ostacolato spesso nell’ottenimento della libertà e dell’autonomia personale.
La stratificazione sociale rigida e un’immobilità verso i cambiamenti sociali e culturali, hanno portato ad una ramificazione molto vasta e complessa di modalità di pensiero differenti e spesso contrastanti.
Insieme al Femminismo, ci furono molti altri movimenti che nacquero con l’idea di poter cambiare la rigidità delle società a cui facevano parte, ma la voce delle donne è forse una delle reazioni più concrete rispetto alle regole a cui sono sottoposte ancora oggi; nonostante la modernità dei tempi, l’essere umano percepisce il proprio Io come un soggetto fragile e le sicurezze che in esso ripone, spesso tendono a sgretolarsi davanti alle certezze e alle critiche che gli vengono imposte dall’esterno.
La volontà di comunicare un cambiamento interno è vista come un sintomo di distacco dalla realtà, come una presa di potere nelle mani di poche persone convinte dei propri ideali rispetto alla restante società, ma sappiamo che non è così: le manifestazioni, le pubblicazioni mediatiche, la voce della coscienza, l’unione di corpi e menti smuovono gli animi di chi non ha il coraggio di urlare che in realtà è il suo pensiero quello che sta ascoltando attraverso la “voce del popolo”. Spesso tendiamo a porci dei limiti, cerchiamo di mascherarci per non mostrare ciò che in realtà siamo, ovvero noi stessi, dei corpi biologicamente tutti uguali ma differenti nella mente e nello spirito.
Come osserva Anthony Giddens, nella tarda modernità il Sé assume un ruolo nuovo e centrale nella vita relazionale e sociale, orientata verso la riscoperta del corpo, dell’espressività, definendo lo stile di vita in merito a dei canoni sociologici che negli anni passati non apparivano centrali come al giorno d’oggi. Molte trasformazioni hanno investito anche la sfera delle relazioni personali dove, in particolare, i comportamenti e i sentimenti associati alla vita sessuale e matrimoniale sono diventati secondo l’autore instabili e aperti.
Inoltre, per Giddens esistono tre obiettivi e concetti chiave che caratterizzano la politica dell’emancipazione, una delle tematiche più forti prese in esame nel percorso di studio strutturato nel Seminario: la liberazione dallo sfruttamento (cioè dal monopolio di beni o altri elementi da parte di un gruppo privilegiato), l’emancipazione dalle diseguaglianze, la liberazione dall’oppressione e la liberazione degli individui dai vincoli del passato. Ed è proprio quest’ultimo fattore a spianare la strada alla politica dell’esistenza: l’abbandono dei modi di vita tradizionali permette agli individui di ottenere un maggiore controllo sui diversi aspetti della vita stessa.
Credo fermamente che gli obiettivi femministi, toccando tutti questi aspetti, possono al giorno d’oggi riappropriarsi dell’interiorità di tutte quelle donne che tendono a sentirsi perse, inappropriate o denigrate nella loro stessa vita.
Ma non ci si può limitare nel ricordare soltanto una volta l’anno, di commemorare eventi o personaggi che hanno segnato la storia: la violenza contro le donne ne è un esempio evidente. Bisognerebbe soffermarsi con costanza ad osservare ma soprattutto ad interpretare gli avvenimenti che quotidianamente accadono, così come non bisognerebbe sminuire e categorizzare una figura corporea definendola “sesso debole”.
La donna in sé rappresenta una molteplicità di ruoli come l’essere una madre e una moglie, ma anche un’avventuriera o una presidentessa: essere donna è una sfida continua, è un percorso in costante evoluzione e per questo motivo non si è mai la stessa donna; lo si diventa con le sfide continue che affrontiamo nel nostro percorso di vita.
La donna può essere una musa perché risiede in noi la capacità di ispirare a creare.
Siamo sinonimo di bellezza e di forza, perché per secoli ci siamo battute per la nostra indipendenza e per i nostri ideali, in un mondo che spesso ci è stato negato. Siamo fragili ed emotive ma non per questo deboli, perché senza questa sensibilità non potremmo cogliere quelle sfumature che altri non sanno carpire.
“Una donna può dedicarsi alle donne perché l’uomo l’ha delusa, ma talvolta l’uomo la delude perché essa cercava in lui una donna.”
Simone De Beauvoir
“Se si poteva uccidere una persona non si poteva però spegnere un’idea.”
Olympe De Gouges
“Quella donna dunque, nata nel cinquecento con il dono della poesia, era una donna infelice, una donna in lotta con se stessa. Tutte le condizioni della sua vita, tutti i suoi istinti, erano ostili a quello stato d’animo che è tuttavia indispensabile, se si vuole esprimere liberamente ciò che si ha nel cervello.”