Di Anna Simone
Leggendo “Il sesso magico. Perché le donne intelligenti sono stupide in amore?”, il romanzo appena edito da Sonzogno di Paola Tavella, si ride, ci si commuove e ci si appassiona districandosi emotivamente tra un susseguirsi di fatti, descrizioni minuziose di situazioni, persone, relazioni, al punto che persino gli oggetti inanimati, come la “brocca di Mondovì” diventano parte attiva della narrazione, per non parlare di quei meravigliosi “poemetti” una tantum messi lì a ricamare ulteriormente quell’incredibile tessitura di storie o l’interlingua del Maestro Guru Dev, una sorta di lingua inventata che anziché confondere, fa luce tra le nebbie del vivere. Ci sono i luoghi: Genova in primo luogo, San Francisco, Roma che è, al contempo, uno spazio-sfondo nonchè il luogo del “possibile”, una casa “Bolla”, ma anche Skype da cui proviene sempre la parola veritiera e saggia del Maestro, resort, alberghi con meravigliose vasche idromassaggio, tanto quanto baracche ai bordi delle City e dulcis in fundo l’Universo a cui affidarsi e affidare il proprio singolarissimo desiderio. E poi ci sono i nomi, stupendi: Brenno, Apriliano, Doris, Holly, Tigresse, la Farfalla (l’altra donna) sapientemente ribattezzata come la Mariposa e molti altri. E alcune frasi che, mentre ci si districa tra le fitte vicende della protagonista, rallentano la corsa della lettura, come vere e proprie pietre di inciampo, riportandoci in un vocabolario e in una geografia di parole che, all’improvviso, rimettono tutto a posto dopo il caos del vivere: “La tua maestra sei tu”; “E’ essenziale l’amore di sé”; “Non puoi andare in estasi se non sai fare il bucato”; “Molti uomini pretendono la perfezione fisica dalle donne, ma non si guardano allo specchio”; “Il dolore è una tigre di carta. Basta resistere, e arrivano le endorfine. E’ questa, la libertà”; “Il sesso magico è così: tu e io andiamo a letto insieme, ed entrambi proviamo moltissimo piacere, tu sei molto soddisfatta, io sono molto soddisfatto. Poi, quando abbiamo finito, ti dico ‘sparisci’ e tu ‘sparisci’”; “Gli uomini fanno sesso per rilassarsi, mentre le donne devono essere rilassate per averne voglia”; “La fine delle storie d’amore è anche una liberazione”; “Sapere la verità non cambia nulla di ciò che proviamo per gli altri: è questa la tragedia dei sentimenti”; “Nell’amore le parole non contano, contano solo i fatti”; “L’unico mio obiettivo politico è accrescere l’autorità e la libertà femminile, e con quella delle altre, la mia”.
Chi conosce Paola sa che questo scoppiettante romanzo ha molto a che fare con la sua vita, ma non è un’autobiografia, né tantomeno uno sfogo contro l’universo maschile, bensì un mettere a disposizione di tutte e tutti, attraverso la letteratura, e dunque anche attraverso la finzione, un susseguirsi di “motti di spirito” dall’alto valore curativo. Una sorta di percorso spirituale e materialissimo, nel senso di fisico, corporeo, che fa del pensiero femminile e del femminismo un al di là della teoria o, peggio, dell’ideologia, per ricondurlo al suo tracciato più consono: tradurre il “sentire” in parola dell’ esperienza al fine di consentire all’altra di trovare punti in comune e guarire. Da cosa? Dalle nefandezze del maschile che ripete all’infinito se stesso e dalla cecità del sogno d’amore femminile, ovvero dalle relazioni in cui l’asimmetria non è un dato di bellezza, bensì di perenne sofferenza che finisce per trasformare tante donne in “vittime”. Anche e soprattutto quelle brillanti, intelligentissime. Un classico, verrebbe da dire, quasi una banalità, eppure quella domanda posta in copertina del perché le donne intelligenti sono stupide in amore appare ancora di grandissima attualità.
Negli anni Settanta era il mantra politico del libero amore a trasformare molti uomini in libertini e accumulatori di donne senza meta (ma solo perché erano già tali, semmai quella era solo una copertura ideologica), oggi sono i siti di incontri, i social e le app a trasformare la seduzione accumulatoria, seriale e compulsiva, in un game permanente, in un esserci e sparire, in un girare a vuoto a scapito della relazione. Ma se Brenno, l’uomo traditore e seriale del romanzo che racchiude tutte le caratteristiche classiche del maschio “marpione”, un po’ come la sua versione meno hippy che abbiamo detestato ne la saga de L’Amica Geniale, ovvero Nino Serratore, non può che essere com’è, perché la protagonista del romanzo, colta, brillante e intelligentissima, femminista, ci impiega così tanto per vedere tutto e tirarsene fuori? Abdicando dalla tentazione di “spoilerare” il romanzo possiamo dire che alcune risposte si possono rintracciare nel frasario riportato sopra, mentre altre, quelle definitive, le lasciamo al mistero per chi vorrà leggere il libro. L’altro grande protagonista del romanzo è lo Yoga Kundalini che la nostra scrittrice insegna da anni grazie all’insegnamento del Maestro Guru Dev.
Di recente, alla prima presentazione del volume a Roma, una donna dal folto pubblico presente ha chiesto a Paola Tavella come mai una femminista come lei possa essersi scelta un maestro, anziché una maestra. Anche qui, chi ha masticato un po’ di femminismo della differenza sa bene come per molte di noi sia centrale la pratica della relazione, tra donne, ma anche tra donne e uomini che riflettono su di sé aiutandoci a capire dove si annida la selva oscura del maschile. Le parole riportate da Paola nell’interlingua di Guru Dev, infatti, aprono innumerevoli orizzonti di comprensione dell’altro sesso e, contemporaneamente, ci fanno comprendere quanto sarebbe più bella e più semplice la vita se tutti gli uomini fossero in grado di accedere alla loro scatola nera del desiderio, riportandocela attraverso parole chiare e luminose, anziché fingendo di essere quel che non sono attraverso improbabili piroette difensive.
In un mondo sempre più caratterizzato da rapporti senza relazioni e da relazioni senza rapporti, con una gradazione altissima di risentimento che spesso sfocia in violenza, questo libro scritto a partire dalla pratica del partire da sé è una vera manna dal cielo perché indica soluzioni pratiche, aiuta chi rimane impigliata all’interno di relazioni poco edificanti, rintraccia quell’umana animalità insita in ogni corpo femminile al solo fine di assimilare la libertà, il femminismo e la pratica dello Yoga Kundalini alla felicità del riuscire ad essere, nel bene e nel male, solo ed esclusivamente se stesse. E Paola, con la sua scoppiettante singolarità, lo ha fatto. Nella vita, come in questo libro illuminante. Tutte e tutti, con modalità diverse, dovremmo esserle grate, grati.