Questo sesso che non è il sesso. Dwf dedica due numeri alla sessualità

Nel 2011 la redazione di Dwf ha deciso di riaprire il dibattito sulla sessualità finito sotto traccia negli anni più recenti del femminismo italiano. Alle esperienze che ruotano attorno al nodo della sessualità sono quindi stati dedicati due numeri (intitolati Questo sesso che non è il sesso 1 e 2).

Di seguito vi proponiamo l’editoriale di Federica Giardini e Patrizia Cacioli al primo numero sulla sessualità. Per ulteriori informazioni rimandiamo al sito della rivista: www.dwf.it

Editoriale

Tratto da dwf, Questo sesso che non è il sesso 1, 2011, pp. 4-5

Come nella Lettera rubata di Edgar A. Poe, i molti mesi di cronaca che hanno fatto del sesso una vera ossessione mediatica, hanno nascosto proprio ciò che si accanivano a mettere in evidenza: l’esperienza, le esperienze, della sessualità. Una rivista femminista come DWF, e le donne di diverse generazioni che vi lavorano, hanno a disposizione pratiche incisive quanto efficaci per cominciare da un’altra parte, partendo da sé e facendo pensiero dell’esperienza. In effetti, da più di un anno, alcune giovani donne della redazione hanno cominciato a lavorare su una ricognizione concreta e materiale di tutti quei momenti della vita che vanno sotto il nome di sessualità. I primi risultati che compongono questo numero – e che proseguiranno nel successivo – fanno emergere degli aspetti niente affatto scontati, quando non sorprendenti.

A cominciare dai molteplici effetti della rivoluzione femminista degli anni Settanta che, se ha modificato i comportamenti e la gamma delle loro possibilità, sembra anche essere andata “sotto traccia”, sembra non essere arrivata ai tempi presenti come un sapere da assumere consapevolmente. Il dialogo a più voci che apre il numero indica in effetti questa compresenza di forme di libertà sessuali disponibili che si accompagnano a una libertà problematica, che appare più come libertà di scelta che come libertà consapevole e sostanziale. Poter fare tutto somiglierebbe più a un’offerta di mercato che a un reale arricchimento delle vite. Uno dei motivi di questa ombra nell’esperienza di ciascuna è ricondotto alle vicende alterne della parola femminista, ma anche quotidiana, in materia di sessualità. Nei pieni e nei vuoti lasciati dall’andamento carsico – Carla Lonzi e Michi Staderini, le autrici di riferimento – di questa parola, talora hanno ripreso piede le parole più esteriori, quelle delle aspettative “sociali” o dei modelli, talaltra la sessualità si è trovata costretta alle sole esperienze di contraccezione e di prevenzione medica (la cui vicenda è presentata dalla lunga intervista a Daniela Santini e Giuseppina Adorno a cura dell’Assemblea delle Donne Roma Nord).

Il filo conduttore dei testi qui pubblicati è il ritorno alla materialità dell’esperienza e della realtà, in un gesto di riappropriazione che stabilisce altre priorità, altre urgenze, altri piaceri, rispetto alle retoriche correnti. A cominciare dall’estensione della sessualità all’esperienza di avere un corpo quando si fa politica insieme – una ripresa dei motivi ispiratori del pensiero femminista -, con l’intensità e l’erotizzazione che comporta. Tra le novità c’è che queste riflessioni comportano anche una messa a fuoco delle relazioni con quei giovani uomini con cui questa esperienza è condivisa, cosa che comporta nuove fatiche e nuove scoperte, fino a rivelare un’esperienza maschile della sessualità ben lontana dagli stereotipi patriarcali (Mercandino, Paoletti, Castelli).

Esistono novità sotto il cielo anche per quanto riguarda l’immaginario sessuale che trova altre strade rispetto alla predominanza delle fantasie sessuali maschili e apre – aldilà delle grammatiche che rendono il corpo cosa, oggetto, tutto separato in parti – quel paesaggio ancora incognito del desiderio femminile, del corpo e dei suoi piaceri, che si costruisce non nel chiuso delle fantasie individuali ma attraverso delle pratiche collettive (Corte). Anche nelle esperienze di adolescenti ritorna la proliferazione di possibilità, fino al “polimorfismo sessuale”, che molto devono alla circolazione sui media, dalla rete, alla  televisione, al cinema, e che pongono ancora, di nuovo e in termini inediti, la questione di come avvenga una reale libertà del desiderio, un desiderio che torna ad essere segnatamente sessuale (Infosex). (fg, pc)

Redazione

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