Sabato 17 novembre siamo state a un incontro dedicato da Archivia (Casa Internazionale delle Donne di Roma) a salute delle donne, sessualità e contraccezione. In tempi come questi se ne parla poco, perché siamo sempre convinte che tutto è già stato detto e fatto, che abbiamo altre urgenze – il lavoro, il reddito, l’emergenza abitativa – urgenze reali ma troppo spesso percepite come se fossero sconnesse dai corpi -, e poi diamo per assodato il nostro modello di ‘sviluppo’ e quindi il fatto che non ci resta che esportare il nostro concetto di libertà sessuale nelle altre parti del mondo o fare educazione sessuale nelle scuole. In realtà della sessualità non se ne sa mai abbastanza, i consultori delle donne sono oggi diventati consultori familiari medicalizzati a cui rivolgersi ‘per emergenza’, a livello sociale e psicologico agiscono ancora innumerevoli stereotipi e condizionamenti normativi nel vivere la sessualità, e soprattutto abbiamo perso il filo della trasmissione dei saperi sui corpi, un filo che c’è assolutamente bisogno di riprendere, a maggior ragione in tempi come questi in cui la corporeità è una dimensione critica.
Questo breve post, per far circolare alcune informazioni secondo noi fondamentali per una libera scelta alla contraccezione.
Esistono diversi strumenti di contraccezione. Tra questi: il diaframma è sparito dal mercato italiano da circa 20 anni, probabilmente per la sua natura non ‘usa e getta’ poco funzionale alle logiche commerciali. negli anni settanta alcuni gruppi di donne usavano l’osservazione settimanale del ciclo mestruale come anticoncezionale. Oggi ci comportiamo come se esistessero soltanto due contraccettivi: il preservativo maschile e la pillola anticoncezionale.
La maggior parte dei ginecologi e delle ginecologhe al momento della visita non informano sulle possibilità e non lasciano assolutamente che sia l’utente a scegliere il mezzo più adatto per sé (ormonale, di barriera, spirale). Si limitano a chiedere se la donna che hanno difronte ha rapporti sessuali stabili e a risposta positiva prescrivono la pillola anticoncezionale presentandola come l’unica via per una contraccezione sicura. Se la donna in questione risponde che non vuole prendere la pillola ma usare altri mezzi, ad esempio di barriera, come il profilattico, la risposta è sempre simile: ma sei matta? Di cosa hai paura? Siamo nel 2012! E da lì parte lo spiegone sulle nuove leggerissime pillole anticoncezionali che non hanno effetti collaterali, anzi fanno quasi bene (infatti ormai te le danno anche per curarti da squilibri ormonali, acne, dolori mestruali, ecc.).
Ciò che non viene detto è che la pillola anticoncezionale oltre a non proteggere da malattie sessualmente trasmissibili, si porta dietro tutta una serie di implicazioni che vanno a gravare sul corpo di una donna, e per quanto ammiccante il suo nome possa essere e per quanto ‘leggero’ il suo dosaggio, si tratta comunque di un farmaco che andremo ad assumere ogni giorno del mese e che andrà ad affievolire la percezione che abbiamo del nostro corpo e del nostro ciclo mestruale. inoltre, non va dimenticato che le pillole anticoncezionali costano parecchio e sono prodotte dai grandi colossi farmaceutici che hanno tutto l’interesse a spingerle sul mercato come la panacea di tutti i mali.
Quello che andrebbe aggiunto poi all’interno di una visita mirata veramente a una scelta libera su salute e sessualità, è che esiste anche il preservativo femminile. Un mezzo che può essere inserito ore prima e che può non piacere ma che in alcune situazioni, come i rapporti occasionali eterosessuali, offre a una donna la possibilità di non essere ricattata dal suo partner che magari il preservativo non ce l’ha o non vuole usarlo. Aidos in questi giorni sta dedicando una campagna al condom femminile.
Ma la mancanza più grave nel contesto della visita, e in un paese dove la pillola del giorno dopo non è farmaco da banco e l’obiezione di coscienza è dilagante, è che chi si ostina a non voler prendere la pillola anticoncezionale viene liquidata con un “auguri” e una pacca sulla spalla. a nessuno – a nessuna – viene in mente (come sabato ha raccontato di fare invece una ginecologa di un consultorio di Roma) diprescrivere da subito una ricetta per la pillola del giorno dopo. Un modo talmente logico di aggirare il sistema, che non ci pensi neanche tu dall’altra parte. una pratica di resilienza, se vogliamo. Tenere una pillola del giorno dopo nel cassetto per aggirare l’obiezione di coscienza. che i profilattici, è risaputo, si rompono il sabato sera, la domenica, a natale e a ferragosto. E guarda caso in quei giorni là non c’è mai nessuno che la ricetta te la può fare.
Dal blog Diversamente Occupate, novembre 2012