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DISTRUZIONI AMBIENTALI: LA TESTIMONIANZA MILITANTE DELLE DONNE
3 Gennaio 2018 - 15 Gennaio 2018
LA CAMERA BLU. RIVISTA DI STUDI DI GENERE. (WWW.CAMERABLU.UNINA.IT). N.18, 2018
A cura di Laura Guidi e Leandro Sgueglia
Senza abbandonare l’impostazione di fondo della nostra rivista, che mette a fuoco le relazioni di genere e non un ipotetico ‘soggetto’ donna, in questo numero intendiamo cogliere le peculiarità storica delle iniziative e delle voci femminili come testimoni e antagoniste della distruzione dell’ambiente. L’Italia dal secondo Novecento offre esempi di grandissimo interesse in tal senso: da Tina Merlin, che per prima denunciò i rischi della diga del Vayont, a Laura Conti, che levò la sua voce accusatrice sulla vicenda di Seveso; entrambe furono due militanti comuniste ed ex partigiane, considerate con scarsa attenzione dal loro stesso partito, voci coraggiose costrette a sfidare non solo i responsabili delle tragedie ambientali ma anche la marginalità alla quale la loro stessa parte politica le condannava. E ancora, tra le generazioni successive: Ilaria Alpi, scomoda testimone di illeciti accordi per il sotterramento di rifiuti tossici in Somalia, fino alle attiviste campane, le cui iniziative di lotta in difesa del territorio sono testimoniate, tra gli altri, dagli studi di Marco Armiero, delle Assise della Città di Napoli, di Leandro Sgueglia. L’Italia degli ultimi anni offre numerosi altri esempi di presenza femminile in prima linea nella difesa dell’ambiente (basti pensare ai movimenti no-triv e no-tav). In questo numero intendiamo mettere le loro esperienze a confronto con quelle delle donne di altre parti del mondo. Le donne statunitensi rappresentano in tal senso un’avanguardia. Rachel Carson pagò la sua appassionata denuncia del rischio di scomparsa di intere specie ornitologiche (Silent Spring) con le ironie del mondo maschile e maschilista della scienza, svalutazioni intrise di stereotipi di genere. Le donne americane furono protagoniste delle lotte degli anni Settanta contro gli esperimenti nucleari e, con figure di alto profilo come Carolyn Merchant, di movimenti e analisi teoriche ‘ecofemministe’. Ma lo sguardo sulla difesa femminile della terra non ha confini: dalle donne chipko himalayane alla costruzione del Green Belt in Kenya, a mille altri casi. Su questi temi La camera blu invita a presentare proposte attraverso abstract (lunghi al massimo 1000 battute). Le lingue accettate sono: italiano, inglese, francese, spagnolo. Le proposte devono precisare le caratteristiche dell’intervento (ricerca originale e fonti e metodo utilizzati), intervento di discussione, recensione, rassegna di studi, ecc.) secondo le modalità adottate dalla rivista e devono pervenire ai curatori (guidi@unina.it, leandro.sgueglia@gmail.com) entro il 15 gennaio 2018.