Partiamo dal presupposto che nessun luogo è neutro.
Siamo precari, studenti, immersi in una duplice crisi, universitaria e finanziaria. Assistiamo da anni all’inerziale dismissione del sistema universitario italiano in cui viene presentata una semplice ricetta:scaricare la crisi sulle studentesse e sugli studenti ridotti a capitale umano.
Discutere, riflettere insieme sulla complicata e sempre aperta relazione tra donne e politica in questi spazi rappresenta già di per sé un atto di rottura, la riconquista di uno spazio.
Gli atti del convegno, tenutosi a Padova tra il 14 il 15 maggio 2010 dal titolo “Donne politica utopia” sono raccolti nel volume omonimo curato da Alisa Del Re, in cui numerose docenti, filosofe, giornaliste, scrittrici, si interrogano e intervengono su questi tre temi.
Il libro si articola in più saggi, uno dopo l’altro si scopre la trama, il filo rosso che tiene tutto il complicato sistema focalizzato su tre argomenti che si fondono in un uno solo, ma analizzato da varie prospettive. Differenti saggi in cui si segue la progressione degli interventi per cui il precedente offre spunti e dati da cui partire per quello successivo e da cui scaturiscono essenziali domande a cui si è chiamati a rispondere, tentando di aprire ulteriori spazi di discussione.
Un circolo di idee che non si esaurisce in un incontro, tantomeno nella raccolta di atti del convegno.
Tre parole: Donne- politica- utopia, tre interrogativi: Come si collocano oggi le donne nello spazio pubblico? Quali sono le soggettività emerse nelle dinamiche di genere? Come queste si confrontano con l’orizzonte della complessità sociale? Domande importanti, non tanto perché siano pacificanti, ma proprio perché aprono altre possibilità di riflessione.
Le autrici si trovano a districarsi tra questi difficili temi, aprire dibattito e saperlo rilanciare accrescendolo, porre interrogativi a cui si sa già di non possedere una risposta esaustiva.
Ancora oggi le donne sono messe di fronte a innumerevoli iniquità, piccole sopraffazioni quotidiane, il corpo resta un campo di battaglia, lo è stato fin dai tempi di Elena di Troia, su cui si continua a decidere e a determinare una rappresentazione povera ed è proprio in questo contesto che tra i vari interventi assistiamo a narrazioni di un passato in apparenza mitico, da Olympe de Gouges, Mary Wollstonecraft, Anna Kuliscioff, alle suffraggette, le cui protagoniste, soprattutto oggi, si studiano con interesse, differentemente da quanto accadeva durante il “secondo femminismo” che additò il primo come “emancipazionista” nella misura in cui rivendicava la volontà di godere degli stessi diritti “pubblici” garantiti agli uomini per poi approdare alla riflessione sul “secondo femminismo”, quello degli anni Sessanta, che ha fatto emergere con forza, come la sfera del personale sia una dimensione radicalmente “politica”.
I vari interventi sono proposti per riflettere insieme e capire come agire, cercare di trovare il modo di dire qualcosa di nuovo, di inventare nuovi linguaggi per progettare un mondo –altro- della politica, utopico, forse, ma quanto mai reale rispetto ai desideri e alle necessità delle donne.
Molte questioni quindi, che rimangono irrisolte, perché c’è molto su cui, specialmente in questi tempi, si deve ragionare, pensando il presente pieno di negazioni rigide.
but the future is unwritten.
Ilaria Coccia