I testi qui indicati sono suddivisi in tre gruppi di bibliografie, i cui contenuti sono indicati da tre parole chiave scelte con la volontà di spezzare la logica binaria del linguaggio patriarcale. La terza parola ha il ruolo di interrompere l’idea di alternatività e di esclusività offerto dallo schema dicotomico con cui viene strutturato il discorso. Questo metodo di suddivisione segue la proposta del gruppo di ricerca di economia/ecologia femminista (EcoPol) in Val Camonica: Natura| Cultura| Artificio, Misura| Valore| Eccedenza, Crisi| Conflitto| Alternativa.
Natura| Cultura| Artificio
Questa rassegna bibliografica riprende e aggiorna la rassegna di Claudia Bruno, Natura e politica, Bibliografia ragionata, IAPh-Italia 2015
Le opere qui presentate tentano di mostrare come alcuni dei pensieri femministi si pongono rispetto al dibattito natura-cultura e come viene da loro superato decostruendo e/o scombinando l’ordine e la coerenza del potere, assumendo delle posizioni che non sono né neutrali, né innocenti. Partendo da sé, dall’esperienza, riconoscendosi come individui umani o postumani e cyborg o, riconoscendosi come donne, queste autrici così differenti tra loro, ci presentano un sapere situato, critico verso l’uomo razionale neoliberista, essenziale per costruire un’alternativa al potere diffuso e globalizzante del capitalismo.
Judith Butler (2017), Questioni di genere. Il femminismo e la sovversione dell’identità, Biblioteca Universale Editori Laterza, Urbino.
Il saggio rappresenta una pietra miliare del pensiero di genere. L’autrice teorizza il genere come performativo, mettendo alla luce la sua fabbricazione, attraverso atti e postulati che lo naturalizzano dentro le categorie del sesso. I corpi biologici vengono ridefiniti e ricostruiti in una non-distinzione tra sesso e genere, tra natura e cultura, eliminando il binarismo eteronormativo per lasciar spazio alla molteplicità.
Donna J. Haraway (1995), Manifesto cyborg. Donne, tecnologie e biopolitiche del corpo. Giacomo Feltrinelli Editore, Milano.
Manifesto cyborg apre la strada al movimento di pensiero cyber femminista, così definito per la fusione illegittima tra animale e macchina, articolata nel testo, dove la distinzione tra naturale e artificiale diventa ambigua e i confini tra umano e tecnologia sempre meno visibili. Haraway analizza le nuove tecnologie, bio e di comunicazione, accogliendole sia positivamente, viste come una possibilità per il superamento delle gerarchie di genere, sia in un’accezione critica, problematizzandole a causa degli impieghi che ne fa la società postmoderna.
Rosi Braidotti (2014), Il postumano. La vita oltre l’individuo, oltre la specie, oltre la morte. DeriveApprodi, Roma.
Braidotti colpisce l’umano, lo sposta dalla sua centralità, dal suo essere unità di misura di tutte le cose e invoca un’alleanza transpecie in un continuum natura-cultura derivante dalla tradizione filosofico monista. Qui, si apre la strada a un nuovo concetto di vita, o meglio, a una sua estensione al non umano, passando dalla bios Foucaultiana alla zoe postumana dove le soggettività descritte diventano materialiste e vitaliste.
Federica Giardini (2004), Relazioni. Differenza sessuale e fenomenologia. Luca Sossella editore, Roma.
Questo testo si struttura intorno al gioco del quindici, un elementare gioco d’infanzia che si fa in una serie di mosse permesse dall’assenza di una tessera, un intervallo che permette movimento, l’intervallo della differenza tra i sessi. Ogni capitolo è una tessera, una posizione d’esperienza che porta il lettore a giocare e intraprendere una lettura critica e dinamica di Husserl per mezzo del pensiero della differenza. Il libro presenta l’essere donna come portatrice di una negazione (un non-essere) verso la natura, l’alterità, l’essere animale che apre uno spazio di relazione e che, a sua volta, scombina l’ordine dicotomico natura-cultura.
Carla Lonzi (2011), Sputiamo su Hegel e altri scritti. Et al./Edizioni, Milano.
Questo libro è una raccolta di scritti pubblicati inizialmente dal collettivo Rivolta femminile di cui l’autrice faceva parte. I testi qui presentati hanno segnato irrimediabilmente il femminismo della differenza, oltre che le sue lotte, pratiche ed esperienze. Gli scritti analizzano la subordinazione della donna rispetto al soggetto maschile e alla sua cultura sulla base della destinazione sessuata proposta dal patriarcato. Lonzi descrive questa condizione attraverso una lettura critica della dialettica hegeliana servo-padrone.
Barbara Duden (2006), I geni in testa e il feto nel grembo. Sguardo storico sul corpo delle donne. Bollati Boringhieri, Torino.
Il libro si compone di una raccolta di testi delle conferenze che ha tenuto l’autrice parallelamente alla sua attività di docente. Nella ricerca intrapresa come storica del corpo, Duden denuncia una crescente decorporeizzazione dell’essere umano, in particolare delle donne che, espropriate del loro corpo, visto come strumento riproduttivo, contenitore di dati riguardanti il genoma umano, diventano luogo pubblico.
Evelyn Fox Keller (1987), Sul genere e la scienza. Garzanti editore, Milano.
Quanto della scienza è vincolato all’idea di mascolinità? Questa è la domanda che si pone l’autrice partendo dal presupposto che le categorie scienza e genere siano un costrutto sociale. Ne conseguirà che le leggi naturali siano frutto sia di una valutazione e investigazione dei dati oggettiva, ma anche personale, mescolandosi in un connubio generatosi da una cultura patriarcale e generante la stessa.
Misura| Valore| Eccedenza
I testi di seguito segnalati sono classici, studi e saggi che affrontano la tematica del mercato neoliberista, attraversato da corpi umani e non umani e da tecnologie che insieme diventano numeri, unità di misura, pesi. Corpi controllati, normalizzati, standardizzati, corpi che attraversano anche i confini globali del mercato del lavoro ombra, nascosto e/o svalutato come spesso avviene per la riproduzione sociale, il lavoro di cura, il lavoro domestico. L’alterità è sempre presente in questi scritti che, trasversalmente, raccontano, testimoniano e analizzano esperienze e saperi situati di classe, razza, genere ed età.
Cooper, C. Waldby (2015), Biolavoro globale. Corpi e nuova manodopera, A. Balzano (trad.it), DeriveApprodi, Roma
Il saggio si centra sul dibattito riguardante l’innovazione sociale nel contemporaneo paradigma produttivo/riproduttivo dell’economia postfordista. Analizza le forme del biolavoro attraverso le biotecnologie e attraverso l’analisi di un sistema di leggi sulla concorrenza che regolano le parti interne dei corpi, per la riproduzione della vita umana, al pari di qualsiasi altro bene sul mercato. In una logica di accumulazione di capitale genetico la vita viene privatizzata.
Vandana Shiva (1999), Biopirateria. Il saccheggio della natura e dei saperi indigeni, CUEN, Napoli
Biopirateria, ovvero il furto delle risorse naturali, dei commons e dei sistemi di conoscenza indigeni che si manifesta come una nuova forma di colonizzazione che espropria attraverso brevetti e diritti di proprietà intellettuali. Il saggio tratta non solo di queste nuove forme di enclosures, ma anche di come la scienza egemone dei paesi colonizzatori operi attraverso la manipolazione genetica per la fabbricazione e l’espansione delle monoculture volte alla produzione alimentare, riducendo la biodiversità. Infine riporta il contributo del movimento ecologista che vuole riappropriarsi di quei saperi dinamici e differenti, costuditi dalla memoria delle donne e dalla comunità.
Silvia Federici (2014), Il punto zero della rivoluzione. Lavoro domestico, riproduzione e lotta femminista, Ombre Corte, Verona
Il testo è una raccolta di saggi dell’autrice che vanno dal 1975 fino al 2010 e sono suddivisi in tre parti. Partendo dal lavoro di riproduzione sociale, naturalizzato nel genere femminile dalla società patriarcale, spiega la relazione che attraversa, in modo gerarchico, le categorie di genere, razza, classe, età nell’economia globale. Infine, arrivando alla terza parte, l’autrice propone delle alternative come la possibilità di una riappropriazione dei beni comuni e di una creazione di nuovi commons, sottolineando l’importanza della loro autogestione da parte della comunità per un modello di vita non competitivo sul mercato neoliberale.
Cristina Morini (2001), La serva serve. Le nuove forzate del lavoro domestico, DeriveApprodi, Roma
Cristina Morini raccoglie in questo libro le testimonianze di alcune donne migranti in un’inchiesta sul lavoro riproduttivo, chiamato anche “Terziario umile”, un lavoro sfruttato, per la maggior parte sul mercato nero e femminilizzato. La memoria e le esperienze raccolte evidenziano episodi di razzismo e raccontano di una prigionia senza sbarre dalla quale è difficile fuggire, soprattutto quando il lavoro, accompagnato dall’etnia, diventa identità sociale. Cinque interviste che condividono il dramma, ma anche la lotta e la speranza di cinque donne che si dedicano al lavoro di cura nelle famiglie italiane.
Mariarosa Dalla Costa e Selma James (1977), Potere femminile e sovversione sociale. Il posto della donna, Marsilio ed., Venezia
Questo libro si compone di due saggi entrambi riguardanti la riproduzione sociale. Rivisitando la teoria marxista, le due autrici mostrano efficacemente come il capitale ricrea la sua forza lavoro e l’importanza dell’istituzione familiare nell’assolvere questo compito. Questa è la prima forma di controllo sui corpi che prosegue nella modellazione del tempo e degli spazi (dalle scuole agli ospedali) in modo da porre al centro delle vite il paradigma produttivo neoliberista. Il lavoro di cura, svalutato, femminilizzato, isolato dentro la sfera privata, contribuisce a creare valore nella produzione, e nell’accumulazione di capitale.
Anna Simone, Federico Zappino (a cura di), 2016, Fare giustizia. Neoliberismo e diseguaglianze, Mimesis, Milano
Il libro presenta una serie di saggi di differenti autori e autrici che significano la giustizia a partire da un negativo, attraversando differenti materie, differenti spazi, unendoli, fino a delineare una cartografia dell’ingiustizia. Genere, ambiente, migrazioni, città portano con sé esperienze di diseguaglianze, dove la misura diventa principio di attribuzione di valori oggettivi, di standardizzazione di corpi. La mancata equità, l’ingiustizia, genera relazioni che attraversano spazi sociali che, in certi casi, diventano prioritari per l’azione politica.
Crisi| Conflitto| Alternative
I saggi e gli articoli qui indicati delineano un sistema di poteri capitalistici e etero-patriarcali che degradano la vita (zoe) e moltiplicano le disuguaglianze sociali. Le crisi sistemiche che stiamo vivendo e il controllo istituzionale di poteri diffusi generano conflitti, ma anche esperienze, incontri, relazioni, desideri che portano alla creazione di alternative sostenibili per le specie, che riproducono la vita, ripropongono la cura di sé e una cura condivisa libera dagli stereotipi di genere, razza e classe.
In questa terza parte della bibliografia le autrici propongono, disegnano e descrivono pratiche queer e/o transfemministe e ecologiche passando dal personale.
Infine, le testimonianze di una delle esperienze più famose nell’attualità, quella delle donne Kurde del Rojava nell’ottica della realizzazione di un municipalismo libertario rivendicando il proprio diritto all’autodeterminazione sia come comunità che come donne.
Paul Beatriz Preciado (2002), Manifesto contra-sessuale, Centro studi GLTQ (a cura di), Vibrazioni, Milano
Un’opera che analizza la decostruzione e la risignificazione dei corpi, denaturalizzandoli e proponendo pratiche contra-sessuali, ovvero tecnologie di resistenza, forme di contro-disciplina all’eteronormatività. “L’architettura del corpo è politica” si legge, uno spazio da liberare con nuove forme di sensibilità e affettività.
Il testo è tagliente e incisivo e, dopo aver esposto gli articoli del manifesto, procede con una spiegazione dissacrante e testo-performativa delle tecnologie contra-sessuali. L’opera stessa è contra-sessualità.
Angela Davis (2009), Aboliamo le prigioni? Contro il carcere, la discriminazione, la violenza del capitale, Edizioni minimum fax, Roma
Angela Davis descrive il sistema carcerario industriale, le discriminazioni e la criminalizzazione dell’altra e dell’altro sia all’interno che fuori della prigione. La grande maggioranza delle persone recluse sono migranti o nere, molte donne sono anche prostitute e tutte le prigioni sono altamente psichiatrizzate. La caccia al(la) criminale diventa una questione razziale. Normalizzare l’individuo in un parallelismo tra fuori e dentro, porta l’autrice alla proposta dell’abolizione del sistema carcerario.
Amaya Pérez Orozco (2014), Subversión feminista de la economía. Aporte para un debate sobre el conflicto capital-vida, Traficantes de sueños, Madrid
Questo libro parla di sostenibilità della vita, di una sostenibilità antisviluppista che riproduce la vita umana e non umana, una vita incarnata nelle sue diverse accezioni etico-politiche. Questa visione è accompagnata alla proposta di pratiche comunitarie che sovvertono la concezione neoliberista, postfordista della vita astratta, pura e immacolata cui l’etero-patriarcato antropocentrico tende, ovvero quella che tende alla normalizzazione verso il soggetto bianco, borghese, possidente, adulto “sano” e eterosessuale.
Maria Mies and Veronika Bennholdt-Thomsen (2000), The subsistence perspective. Beyond the globalised economy, Zed Book, London and New York
Il testo descrive da subito l’alternativa a un sistema capitalista: la prospettiva della sussistenza. Le autrici vedono questa prospettiva come un punto di vista necessario che definiscono ecologico, economico, femminista e anti-coloniale. Risignificano questa parola che contrappongo alla mistificazione del benessere postfordista, intrinsecamente legato all’accumulazione, alla sovrapproduzione, all’espropriazione e la privatizzazione a favore di categorie privilegiate dentro questo sistema gerarchico.
Sarat Colling, Animali in rivolta. Confini, resistenza e solidarietà umana, Trad. it. Les Bitches (a cura di), Mimesis ed., Milano-Udine 2017
Il libro si basa sul lavoro di ricerca dell’autrice, un lavoro che riguarda i luoghi di attraversamento urbani da parte di animali in fuga da allevamenti e altri spazi oppressivi. Uno dei suoi obiettivi è quello di problematizzare la parola Rivolta e renderla di uso transpecista attraverso due approcci principali: la raccolta di documenti delle ideologie dell’eccezionalismo umano e il tentativo di utilizzo di un punto di vista situato all’estremo margine, quello animale, sostenendo entrambi gli approcci con la messa al centro della metodologia femminista e postcoloniale.
Alessia Drò, Rojava: la rivoluzione delle donne nella Federazione Democratica della Siria del Nord, IAPh-Italia/Atelier EcoPol, 30 giugno 2016
Una rassegna di articoli sulle pratiche politiche in Rojava. L’esperienza delle donne curde, la resistenza la cui narrazione ha attraversato i confini territoriali (Binxêt) è qui presentata sotto differenti punti focali, tra cui quello della Gineologia, scienza delle donne, uno dei pilastri della ricerca del confederalismo democratico curdo.