di Anastasia Barone
I due testi che recensiamo e commentiamo, Smagliature Digitali (a cura di Cossutta, Greco, Mainardi e Voli, AgenziaX, 2018, pp.183) e Xenofemminismo (di Helen Hester, traduzione a cura di Clara Cicconi, NeroEdizioni, 2019, pp.164) sono apparsi nel 2018 in Italia e testimoniano entrambi dell’intensità e della profondità del dibattito relativo al rapporto tra corpi genere e tecnologia all’interno dei movimenti femministi.
I due volumi sono tra loro connessi non soltanto per le tematiche che affrontano ma anche per la presenza nel primo della traduzione italiana del Manifesto Xenofemminista di Laboria Cuboniks, collettivo di cui Helen Hester, autrice del secondo, faceva parte.
Le domande che essi sollevano non sono nuove all’interno dei movimenti femministi e riconnettono i dibattiti odierni a una radicata e irriverente riflessione attorno al rapporto con la scienza e le tecnologie.
È possibile un sapere scientifico non maschile ed oppressivo nei confronti dei soggetti non-conformi? Si può sovvertire la tecnologia, abitarne gli interstizi, per allargare gli spazi di libertà?
Le genealogie sono numerose e tra loro interconnesse. I movimenti per la salute della donna degli anni ‘70 negli Stati Uniti come in Italia si sono confrontati con sperimentazioni pratiche e teoriche alternative al monopolio degli “esperti” e dei medici nella produzione di sapere sul corpo delle donne. L’esperienza del self-help, dei consultori autogestiti, rappresenta una linea genealogica fondamentale da questo punto di vista, che la stessa Helen Hester rintraccia.
Ma una linea teorica fondamentale che pervade entrambe i testi è senza dubbio quella tracciata e aperta da Donna Haraway. Un approccio alla scienza e alle tecnologie che si confronta apertamente tanto con il carattere opprimente di questi quanto con la loro ineluttabile ma potenzialmente sovvertibile presenza nelle nostre vite, nei nostri stessi corpi. Cyborg, quindi, come figura che scardina il binarimo umano-animale / natura-cultura / organismo-macchina e che fa implodere il binarismo di genere.
Entrambi i testi si situano all’interno di questi dibattiti, riposizionandoli però da un lato all’interno di nuovi movimenti femministi e transfemministi che scuotono spazi e tempi nuovi, dall’altro in un panorama tecnologico sempre in movimento, in cui non mancano, come dimostrano entrambi i testi, i tentativi di sovvertire tecnologie sempre nuove.
“Certo il problema sta nel fatto che i cyborg sono figli illegittimi del militarismo e del capitalismo patriarcale, per non parlare del socialismo di stato. Ma i figli illegittimi sono spesso estremamente infedeli alle loro origini: i padri, in fondo, non sono essenziali.”(Donna Haraway, Manifesto Cyborg)
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