I testi qui segnalati rappresentano dei momenti cardine nello sviluppo del cosiddetto post colonial feminism. Tale declinazione del pensiero femminile sorge tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli ottanta “ai margini” delle teorizzazioni dei cosiddetti femminismi mainstreaming statunitense ed europeo, ad opera di pensatrici provenienti da paesi altri. La critica di fondo è che le femministe “occidentali” pretendano di dar voce alle istanze delle diverse realtà femminili mondiali, contribuendo, invece, ad una reificazione e stereotipizzazione della “donna del terzomondo” che rafforza dinamiche neocoloniali. Le prime autrici ad affrontare tale questione lo fanno nelle lingue dell’accademia e dell’impero, in primis in inglese. Tuttavia, le più recenti e interessanti trattazioni andrebbero ritrovate nelle diverse lingue del mondo, recedendo da un atteggiamento di etnocentrismo linguistico che purtroppo ancora caratterizza la maggior parte dei dibattiti contemporanei.
Gayatri Spivak (1988), “Can the Subaltern Speak?” in C.Nelson, L. Grossberg (eds.), Marxism and the Interpretation of Culture, Basingstoke, MacMillan, pp. 271-313
Il saggio rappresenta una pietra miliare nella questione post coloniale negli studi di genere. Basandosi sulle critiche mosse al femminismo statunitense ed europeo dalle women of color, ribadisce l’etnocentrismo degli women studies nelle accademie e nei dibattiti, evidenziando il ruolo attivo che anche queste teorie rivestono nel mantenimento di prospettive neocoloniali riguardo alle donne nei paesi cosiddetti “altri”.
Trinh Thi Minh Ha (1989), Woman, Native, Other: Writing on Postcoloniality and Feminism Bloomington, Indiana University Press
E’ un testo che si situa al confine tra diverse discipline ed ambiti, come i women’s studies, l’antropologia, gli studi di cultura critica, la filosofia e le teorie sul femminismo. Analizza il processo del displacement, come ibridazione culturale, manifestazione della pluralità delle identità, voci marginali e linguaggi di rottura. La questione del linguaggio e della scrittura è letta in realzione alle nozioni di etnicità e femmininità.
Chandra Talpade Mohanty (2003), Feminism Without Borders. Decolonizing Theory, Practicing Solidarity. Durham-London, Duke University Press
Il testo si apre con una delle più forti critiche al femminismo mainstreaming – (1984), Under Western Eyes: Feminist Scholarship and Colonial Discourses – e si chiude con una rivisitazione del medesimo testo alla luce delle sue ultime riflessioni su come il gender influenzi le questioni di etnicità, di classe e degli sviluppi nazionali della globalizzazione. Affronta in maniera critica alcune delle questioni più complesse e pressanti del femminismo contemporaneo: le politiche della differenza e della solidarietà, la questione della decolonizzazione e della democratizzazione delle pratiche femministe, troppo spesso dettate dall’occidente e comprese solo negli schemi concettuali da esso creati, lo sconfinamento e la relazione del sapere femminista con l’organizzazione di movimenti sociali. La critica della globalizzazione contemporanea procede di pari passo con la necessità di riorientare le pratiche di femminismo transnazionale come lotta anticapitalista.
R. Lewis, S. Mills (eds.) (2003), Feminist Postcolonial Theory: a Reader, Edinburgh, Edinburgh University Press
Un’ottima antologia sugli aspetti storici, metodologici e filosofici delle teorie postcoloniali sul femminismo.
Uma Narayan, (1997) Dislocating Cultures: Identities, Traditions and Third World Feminism. New York – London, Routledge
In quest’opera Narayan contesta la nozione secondo la quale il femminismo sia esclusivamente un prodotto della cultura occidentale. Nel suo saggio analizza le peculiarità dell’essere femminista nel suo paese di origine, l’India Inoltre, Narayan sostiene che la nozione stessa di “occidentalizzazione” ha bisogno di essere riesaminata.
Kwok Pui-lan (eds) (2001), Postcolonialism, Feminism and Religious Discourse , London- New York, Routledge
In questo testo viene difesa la teoria in base alla quale genere, religione e conquista coloniale costituiscono tre aspetti inseparabili nell’analisi della situazione femminile. L’appropriazione indebita da parte della teologia bianca femminista delle donne Native nord americane viene severamente criticata, così come la fasciatura dei piedi cinese e il velo islamico. Viene ribadita l’importanza della riscrittura della “storia canonica” da parte delle voci delle donne protagoniste di tali dinamiche.
Ann Laura Stoler (2002), Carnal Knowledge and Imperial Power. Race and the Intimate in Colonial Rule, University of California Press, Berkeley
La classificazione sociale non è un atto culturale neutrale, bensì, secondo una prospettiva foucaultiana, politico. In questo testo Stoler mostra come il controllo della sfera intima è stato assolutamente centrale per la politica imperiale e coloniale. La supremazia europea è stata stabilita e descritta in termini di virilità razziale e nazionalistica. Attraverso un’acuta analisi della società coloniale Indonesiana nel XIX e XX secolo, Stoler evidenzia il ruolo del “razzismo culturale” e il suo effetto in particolare sulle donne in una prospettiva comparativa.
Anzaldua, Gloria E. e Moraga, Cherrie (eds) (2008) This Bridge Called My Back: Writings by Radical Women of Color, Third Woman Press
Antologia tra le più citate nelle teorizzazioni dei women studies, getta le basi per la cosiddetta Terza Ondata Femminista. Incentrato sulle esperienze delle donne di colore, offre una serie di sfide alle femministe bianche che invocano una solidarietà basata sulla sorellanza. Le autrici invocano una maggiore preminenza all’interno del femminismo, per l’espressione di soggettività connesse alle diverse etnicità e contestualizzazioni storico-culturali.
Anzaldua, Gloria E. (eds) (1990) Making Face, Making Soul. Haciendo Caras, San Francisco, Aunt Lute Books
Un’antologia di brani creativi e scritti teorici ad opera di donne di colore. Le autrici esplorano un ampio ed esaustivo spettro di questioni e preoccupazioni da parte delle donne “marginali”, presentando posizioni di autrici affermate – quali Audre Lorde, Joy Harjo, Norma Alarcón and Trinh Thi Minh-ha – e nuovi talenti.
Kumari Jayaardena (1986). Feminism and Nationalism in the Third World. Zed Books, London and New Jersey
Attraverso la ricostruzione delle a noi quasi sconosciute lotte politiche stimolate dalle donne in Asia dalla fine del XIX secolo alla contemporaneità, l’autrice sfida la visione del femminismo come ideologia importata dal cosiddetto occidente. La partecipazione femminile ai movimenti di liberazione coloniale e rivoluzionari in Egitto, Turchia, Iran e poi India, Sri Lanka, Cina, Indonesia, Vietnam, Giappone, Corea e Filippine è vista come prova della non riducibilità delle donne di questi paesi allo stereotipo di passività a cui il mondo occidentale spesso le associa.