Gruppo di lavoro sui DIRITTI – LA VITA SIAMO NOI

Roma 21 gennaio
LA VITA SIAMO NOI

Assemblea nazionale sui consultori, i diritti e il corpo

GRUPPO DI LAVORO SUI DIRITTI

È difficile sintetizzare e riportare interventi di tante donne, anche molto diverse tra loro.

È importante sottolineare la grande partecipazione al tavolo e il numero altissimo di interventi, i quali anche se molto diversi tra loro, hanno tutti però espresso la necessità di un’elaborazione su cosa si intende per diritti e su quale sia il significato profondo della libertà delle donne ad autodeterminarsi.

Abbiamo potuto riscontrare una sostanziale condivisione dell’analisi fatta nella relazione introduttiva di Carlotta Sorrentino (collettivo StregheperSempre) circa l’esistenza di un profilo di genere nella crisi economica e finanziaria che stiamo vivendo: le donne di questo paese, native e migranti, già socialmente ed economicamente svantaggiate sono le prime vittime del continuo e violento attacco ai diritti del lavoro, al Welfare e in generale ai diritti e alle garanzie sociali, faticosamente conquistate in decenni di lotte.

Tutti gli interventi hanno sottolineato come, passando attraverso una generale precarizzazione della vita, venga minata la libertà di scelta delle donne, sia nella partecipazione alla vita pubblica del paese, sia nella sfera privata.

Molto interessante l’intervento del Collettivo Medea di Torino, che esponeva i risultati di un lavoro d’inchiesta, che mostrano chiaramente come ci sia un collegamento molto stretto tra la lotta per la difesa dei consultori e della 194, con quella più generale per l’affermazione e l’estensione di diritti e tutele, anche nell’ambito lavorativo. È infatti noto come siano prevalentemente le donne appartenenti alle classi sociali più deboli a rivolgersi ai consultori e ad usufruire dei servizi che vengono offerti.

In diversi interventi è stata inoltre sottolineata come le nostre battaglie siano trasversali a tutte le generazioni. Basti pensare ai problemi che incontrano le donne tra i 50 e i 60 anni, che spesso si vedono rispondere che “non c’è spazio per loro e per la loro salute”, anche negli stessi consultori, e questo non perché ci sia un protocollo che lo impedisce, ma semplicemente perché gli stessi operatori, costretti a lavorare in una situazione di continui tagli alle risorse, sono obbligati a darsi delle priorità e a fare delle scelte.

Ma non finisce qui. Proprio queste stesse donne rappresentano un’ ampia fetta di precariato, e sono quindi costrette “a tornare a casa”, sostituendo così, nel lavoro riproduttivo e di cura, donne più giovani, le quali a loro volta svolgono un lavoro precario, spesso privo di quelle tutele, che consentirebbero loro di conciliare la vita professionale e quella privata.

Tutto questo rappresenta perfettamente un quadro drammatico di riduzione di quei diritti e di quegli spazi di libertà che, nel corso della storia del nostro paese le donne avevano a caro prezzo conquistato.

Negli ultimi anni abbiamo infatti assistito a politiche che, a partire dalla riforma del titolo V della Costituzione,hanno privilegiato il privato al pubblico. Privato che sempre più spesso torna ad essere rappresentato dalla famiglia, che viene di nuovo individuata come luogo unico della solidarietà materiale, favorendo in questo modo rapporti iniqui tra i sessi, sia nella sfera pubblica che in quella privata.

Negli interventi di tutte le partecipanti, abbiamo potuto riscontrare la volontà di lottare affinché le donne non siano, ad un tempo, vittime della crisi e strumento per risolverla: non vogliamo essere noi il welfare mancante di questo paese, bensì le sue destinatarie.

Ormai da decenni le donne hanno deciso di non essere “il secondo sesso”, ma individui in grado di autodeterminarsi. Ed è proprio questo che gli attacchi reiterati ai consultori, alla 194, e in generale a tutte quelle tutele che ci hanno permesso di diventare uniche titolari delle nostre scelte, vogliono ribaltare.

Vogliono che le donne tornino ad essere un “esercito di leva”, vogliono che esse siano di nuovo la risorsa per avere un welfare a costo zero, che non solo rende le donne vittime sacrificali della crisi e dei tentativi di uscirne, ma che le rende ancora una volta i soggetti socialmente più deboli, non solo ricattabili da datori di lavoro senza scrupoli ma anche, sempre più spesso, dipendenti da uomini violenti.

È proprio questo che dobbiamo mirare a scardinare. È indispensabile che le donne tornino ad essere protagoniste di una nuova stagione di lotte per la difesa dei diritti acquisiti e la conquista di nuovi spazi di libertà. Una delle esigenze che maggiormente è stata espressa durante il nostro dibattito, è la necessità di trovare momenti collettivi di riflessione, che siano in grado di elaborare campagne concrete, che rivendichino diritti e tutele nell’ottica di quella giustizia sociale, invocata dalla nostra Costituzione, ma che in nome del profitto non è più nell’agenda della politica che conta.

Redazione

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