Introduzione
Quando affrontiamo i temi che riguardano la formazione e l’istruzione, pensiamo inizialmente a coloro che se ne occupano professionalmente, o naturalmente, in quanto genitori. In questo senso, per ognuno è fondamentale essere consapevole del nesso inscindibile che lega pedagogia e politica, quando per pedagogia si intenda una visione meta-pedagogica organica alla vita di una società, al ruolo della scuola pubblica e delle altre istituzioni formative.
Quando formiamo, educhiamo, dovremmo avere in mente qual è il tipo di società che vogliamo costruire, quali sono gli elementi fondamentali che questa debba non solo rispecchiare, ma incarnare, affinché sia possibile realizzare i diritti fondamentali: la vita, la dignità, la (ricerca della) felicità. Una società in cui esseri “differenti”, uomini e donne, siano una ricchezza, un’opportunità di conoscenza, relazione e maturazione, le une e gli uni per le altre e gli altri.
È proprio questo approccio alla formazione, quello che educa al rispetto e alla comprensione, quello dell’“educazione alla differenza”, a non essere sempre presente nei luoghi in cui avviene gran parte della formazione, e questo è il problema.
Una parte importante della formazione, però, è quella autonoma, l’auto-formazione, che, nell’organicità dello sviluppo personale, ha spazio e tempo diffusi; così ho cercato di dare parola ad una visione della persona che cresce e si sviluppa, assumendo come luogo di osservazione il centro del soggetto in crescita, nel suo viaggio attraversato da incontri, a contatto con le cose esistenti intorno a lui o presenti nel suo mondo interiore.
Il processo di crescita e soggettivazione al femminile è più problematico; la donna incontra un gran numero di ostacoli sulla strada che la porterà alla consapevolezza, spesso non riesce neppure ad arrivare alla porta da aprire per uscire allo scoperto, per cominciare il suo cammino. E questo stato di cose è variabile, essendo vincolato alla situazione geo-sociale-economica. Guardando al mio contesto di riferimento, ho verificato come la tenacia e la caparbietà siano necessarie per non essere sopraffatte; a noi viene richiesto molto di più per esserci, e sempre di più nella conoscenza delle “scienze della vita”, quelle per le quali non ci sono docenti. Le donne che desiderano realizzare le proprie competenze, che lavorano, si trovano nella condizione di dover lavorare il doppio, nel caso in cui abbiano intenzione di avere figli. In Italia le forme di sostegno alle donne lavoratrici non sono adeguate alle esigenze reali. Inoltre, le diffidenze nei nostri confronti sono ancora presenti nella forma di pregiudizi diffusi.
Questa è una strada che potrebbe essere di ogni persona, di chi vuole trovarsi percorrendola, di chi ricerca la propria singolarità identitaria.
Arriva il momento in cui senti che lì (nella scuola o in altro luogo in cui ti trovi alla ricerca di saperi) nessuno ha più nulla da darti, che nessuno sa di che cosa hai bisogno, che le tue richieste non vengono ascoltate e che il tuo desiderio di conoscere, di costruire, di sapere va oltre… Ti si chiede di ascoltare e seguire ciò che ti impedisce di essere e di esprimere ciò che senti di essere e di dire.
Allora ti guardi intorno e il mondo è lì con tutto ciò che è visibile e tutto ciò che è invisibile agli occhi… Gli autori, i nomi, i testi di cui sei alla ricerca non bastano, i tuoi sensi istituiscono altri itinerari su cui si aprono varchi da esplorare.
Senti innanzi tutto che quello che sei, ancora non si manifesta e che quello che sai, non è abbastanza per rispondere alle domande sull’esistenza, sul senso e sul tuo esserci ora e non in un altro momento.
La vita che genera altra vita è sempre lì e le cose che esistono da secoli anche, le cose fatte dalle mani e dalle menti di uomini e donne sono a disposizione, racchiudono saperi e storie che non sai e che vuoi conoscere.
Le cose raccontano solo a chi le sa spogliare della sola apparenza.
È tempo di viaggiare, di guardarsi intorno, di parlare con le persone che hanno vite diverse; di ricercare tutto ciò che potrebbe aprire un nuovo percorso di pensiero, che potrebbe darti un punto di vista diverso per completare la tua visione d’insieme.
È sempre deludente accorgersi che qualcuno non abbia compreso le tue domande o che tu non abbia compreso le sue risposte, magari, più avanti, ciò diverrà chiaro.
E poi ci sono le emozioni dell’anima che si avverano o traboccano nel corpo, il tuo proprio corpo, spesso trascurato nei periodi di studio e istruzione, sai che questo è il tuo stesso stare al mondo.
Esistiamo, siamo su questa terra, veniamo al mondo nella concretezza che è il nostro corpo, da una madre terrena. Un miracolo che si compie spesso nell’indifferenza.
È attraverso i nostri sensi fisici che entriamo in contatto con le cose, con le persone di questo nostro mondo e poi ce li rappresentiamo nella mente; così conosciamo e comprendiamo tutto ciò che è altro da noi; solo a poco a poco ce ne differenziamo. Diventiamo una persona, un io, e acquisiamo autonomia così come impariamo a camminare.
Noi siamo il nostro corpo proprio e spesso non ne siamo consapevoli. Siamo immersi nella concretezza del mondo, lo viviamo dall’interno, e allo stesso tempo lo osserviamo; siamo in grado di comprendere, riflettere su noi stessi e sul mondo col quale siamo in relazione: le cose della natura che ci sono sempre state, quelle prodotte dal lavoro umano, gli artefatti, e gli altri esseri viventi.
È proprio la dimensione corporea, nella sua sensibilità, come una sentinella, quella più recettiva, che ci avverte e ci avvisa quando c’è un pericolo… succede già da quando non siamo ancora immersi nel liquido amniotico.
E la paura? L’emozione non ci fa venire la pelle d’oca? Una morsa che chiude lo stomaco? I sintomi fisici non riguardano solo il corpo considerato come “involucro”, se solo ce ne rendessimo conto. L’augurio della buona salute, non è forse il primo da fare e che si ha piacere di ricevere?
Come posso dimostrare che esisto, che amo e che soffro? Basta osservare bambini e bambine che agiscono spontaneamente, mentre giocano, quando sono in relazione con gli altri e con gli oggetti. Per ogni bambino è naturale esprimersi con il corpo.
Poi l’artificiosità delle convenzioni e le maschere che la società offre ai suoi membri, spengono e coprono la spontaneità e così la sincerità. L’eros soffoca strangolato dalla mercificazione dei corpi in ogni forma e relazione.
Cresciamo e ci sviluppiamo nell’esperienza, nell’interazione con l’ambiente e con gli altri, la formazione e la completezza del loro sviluppo hanno molto a che fare con il tipo di interazioni sociali e ambientali in cui sono situati, nei diversi contesti: famiglia, paese, quartiere, scuola, classe, amicizie, ambiente professionale, ambiente di studio, ambiente geografico, ricordando i principali. Ci sono situazioni che non si possono scegliere, in cui ci si trova, e spesso è in questi contesti che emergono squilibri nello sviluppo della persona, quando non si hanno gli strumenti per affrontarli, né il sostegno per difendersi da sopraffazione e mancanza di cura.
Non è da tutti essere sorretti dall’istinto dell’ordine del cuore nella vita e poi dalla ragione, dall’esigenza di comprendere il senso della situazione in cui si è situati.
Nello stesso tempo, ci sono contesti che si possono scegliere, relazioni che si possono costruire, altrimenti non esisterebbero la volontà, il desiderio, la possibilità di costruire e ricostruire secondo il proprio senso interiore oltre che la ragione. Ci sono, esisto, posso ridare significato e senso al mio esserci, contrastando quanto è lontano dal mio sentire, dalla mia vitale essenza.
È in questo spazio-tempo che abbiamo la possibilità di cambiare ciò che è sbagliato per noi, per l’armonico sviluppo che stiamo cercando. Ed è anche lo spazio di azione per chi vuole formare in un’interazione costruttiva in grado di incidere nel cambiamento.
La persona è un organismo, un sistema complesso e delicato che si sviluppa nell’interazione con l’ambiente e con gli altri, in un’evoluzione che non ha un andamento regolare e né un ritmo uniforme.
Ad esempio, il disordine che genera entropia in un sistema, è come il disordine “ambientale”[1] che provoca entropia nella mente, che a sua volta genera sintomi patologici o anche solo di disagio nella persona e nel suo organico sviluppo.
Libertà, volontà, scelta e azione sono parole chiave, quando il pensiero si appassiona alla vita, quando si vuole seguire la propria bussola per crescere e progredire.
Tutto intorno a noi, la natura, le cose, gli esseri umani ci possono fare da genitori o insegnanti, se con questi termini si intendono quelle persone che sanno sorvegliare, istruire, incoraggiare, ammonire…
Ad esempio da bambini siamo “per natura” a casa nostra nel mondo, in particolare quando riconosciamo la disponibilità della natura a nutrirci e a istruirci, e il mondo ci invita a crescere e a partecipare. Tutti ricordiamo le meraviglie scoperte in mezzo alla terra, le domande che hanno suscitato in noi; i giochi inventati con ogni cosa che si trovava alla nostra portata di curiosi ricercatori. I suggerimenti che la natura ci ha dato, quando l’abbiamo osservata e ascoltata, per comprendere dal minuscolo del nostro microcosmo i segreti dell’universo.
Ognuna ha il diritto a ribellarsi all’appiattimento, a cercare in sé il senso di ciò che fa, senza il condizionamento di una società che tende ad annullare differenze e a voler omologare tutto al pensiero dominante.
Ognuna ha il diritto di ricercare il senso del proprio esser-ci, dell’essere al mondo insieme agli altri.
Forse non tutti sentono il bisogno di autenticità, perché questo bisogno è stato sostituito da quello che il Potere e il Pensiero unico impongono. Ma, essere autentici significa essenzialmente essere in armonia con la propria interiorità, cosa che sta a ognuno e a ognuna percepire e sviluppare.
Jaspers ci parla dell’esigenza incondizionata, quella che dà luogo ad azioni incondizionate nel campo dell’amore, nella lotta per realizzare compiti superiori, e la contrappone al senso di limitatezza, di condizionato e non ultimato che percepiamo rispetto alla stessa vita: vogliamo andare oltre ciò che sentiamo incompleto, limitato e quindi imperfetto.
Questa esigenza riguarda anche l’aspirazione al trovarsi, al trovarci e ritrovarci in quello che facciamo. Se la sentiamo e l’ascoltiamo, è la forza che ci guida nel seguire i nostri desideri e le nostre aspirazioni, che ci fa essere e divenire la persona che siamo e che stiamo diventando, con tutte le sfaccettature e le note in bemolle che ci caratterizzano.
[1] Dove per ambiente intendo l’insieme delle condizioni entro cui un soggetto vive ed è in relazione con il contesto.