“Fare e Disfare. Otto saggi a partire da Judith Butler”, pur non essendo un’opera di fedele ricostruzione monografica, è la prima pubblicazione italiana che riassume, indaga e critica lo sviluppo del pensiero di Judith Butler. A differenza della raccolta francese è un testo che si rivolge anche a quanti non sono filosofi/e.
Gli autori dei saggi riconoscono nel pensiero di Butler tre linee guida, tre aspetti che costituiscono la sua prospettiva teorica: in primo luogo Butler come filosofa del linguaggio performativo e studiosa degli effetti del linguaggio in relazione alle esigenze di riconoscimento e legittimazione sociale e politica. In seconda istanza Butler come filosofa politica, impegnata nella rielaborazione del concetto di agency. Il progetto politico che l’autrice porta avanti dagli anni Novanta fino a oggi è infatti diviso in una prima parte che racchiude il momento della performance e in una seconda che si svolge nella profondità dell’io e ha a che fare con l’elaborazione della melanconia di genere. In terzo luogo Butler è definita come teorica dell’anti-naturalizzazione, come colei che difende la legittimità di legami non naturali.
Il primo saggio: Corpo-Linguaggio (M. Pasquino), partendo dal concetto di performatività, esplora come attraverso l’analisi del performativo Butler introduca il tema della vulnerabilità dei soggetti al linguaggio, vale a dire: siamo vulnerabili al linguaggio in quanto il linguaggio pone il limite sempre mutevole dell’intelligibilità del soggetto. Il secondo, Legami che contano. Identità, etica e linguaggio (F. Giuliani), lavora sul tema della vulnerabilità della condizione umana e sulla costitutiva relazionalità dell’io; il terzo, Etica dell’universalità ed etica della vulnerabilità (I. Crispini), partendo dalla condizione umana di vulnerabilità descritta da Butler, si interroga su cosa significa parlare di filosofia morale e di un’etica della responsabilità. Nel quarto, Spazio intersoggettivo e autonomia (F. Giovagnoli), si discutono gli studi butleriani sulla filosofia hegeliana e la distanza da A. Honneth e J. Habermas in tema di dialettica del riconoscimento. Nel quinto, Le ragioni non politiche della politica (K. Menniti), oggetto di indagine è la lettura che Butler fornisce del mito di Antigone; così nel capitolo successivo, Aporie della famiglia (F.M. Cacciatore), attraversando criticamente la tragedia di Sofocle, la riflessione è posta sul tema della famiglia e quindi di parentela come forma simbolica problematica. Qui ci si sofferma sull’interpretazione butleriana di alcuni passaggi della Fenomenologia dello Spirito, soprattutto sul rapporto fratello e sorella. Il settimo, Un intermedio surreale. L’aporia di Antigone tra Judith Butler e Jacques Lacan (F. Palombi), intende valorizzare le affinità tra le due letture, enfatizzando la condizione di “soglia” incarnata dall’eroina greca. L’ultimo, L’enigma della malinconia: Identità e rappresentazione della vita psichica in Judith Butler (S. Plastina), si sviluppa attorno al concetto di malinconia e al legame tra elaborazione del lutto, incorporamento e identificazione.
Mara Montanaro
Politica & Società, marzo 2009
Carrocci Editore