di Giorgia Frisardi
(per un) paesaggio tiroideo
in sickness and study
si possono impiegare
molti anni terrestri
per fare una muta
radicare zampe perpetue
ventose sensazionali
che poggino a bacio su cose storte
e camminino solo a forza di leva amorosa.
Mediando continuo assalto e normata prossemica.
in sickness and study
Io malata mi adoro e mi aberro.
Io mostro incarnato
dolente, maculato.
Ho teso uno specchio di verdi ferite
mi riflettono aliena
ma a un salto dal mondo
in sickness and study
Il tempo in cui la catastrofe è già avvenuta in cui ho girato capriola malferma
su gambe fragole mature e muffa
fine del corpo del ballo
fine del corpo del senso
fine del corpo che avevo scelto.
in sickness and study
Poi un groviglio, un inciampo a scompiglio di virale ascesa nella città impietrita fine dei corpi possibili
fine di respiri accessibili
un incanto di Stato
ha investito e adornato
di carogne deviate
l’intero apparato.
in sickness and study
scrivo vorace, spezzata al torace
scrivo cagna fremente
scavata stracciando magre tane
rifugi pneumatici che solo per svista figurano cose
Scrivo di netto
e chirurga all’abietto
tengo un sospiro
sulla punta del pube
in equilibrio precario
divaricato oblivio.
È un tormento di specie
disorientarsi sempre
rimedio donna e pesce
e sangue e plasma
e clorofilla e luce
e un solo, piccolissimo appiglio in legno,
per restare a galla.
Ho scovato un rifugio
che è fuga,
finalmente.