L’origine iniziatica del linguaggio nel movimento femminista viene indagata attraverso la ricerca collettiva di “parole per dirlo”, parole per pensare il nuovo inizio culturale degli anni ’70. Nell’intervento si affrontano quei bisogni di nominazioni diverse, scaturite da pratiche politiche diverse; la differenza tra narrazione e giudizio politico, in riferimento al lavoro di Giuliana Sgrena e al pensiero di Hannah Arendt, e l’impossibilità di rappresentare altre donne, che significa però anche la possibilità stessa di costruire il giudizio politico, al di là del mimetismo empatico della narrazione.