Scuola estiva della differenza, Lecce 5-10 settembre 2010

Tra il 5 e il 10 di settembre si è svolta l’ottava edizione della ‘Scuola filosofica della differenza’ di Lecce, promossa dall’Università del Salento, in collaborazione con l’Università degli Studi Roma Tre e il convento delle Benedettine di Lecce, con il titolo: ‘quale felicità? Dal PIL al BIL: tempo, denaro, lavoro, benessere’

(l’indirizzo per visionare il programmahttp://bacheca.unile.it/pubblicazioni/ScuolaEstiva2010.pdf ).

Come sempre l’agenda di relatrici è stata fitta e variegata, dato il tema molto ampio che permetteva una molteplicità di prospettive e pieghe di riflessione.

La scuola, nel percorso che hanno tracciato le relazioni esposte, ha iniziato facendo chiarezza sulle questioni tra PIL e BIL: il primo come indicatore dello sviluppo e la ricchezza di una nazione, il secondo come indicazione di uno stile di vita che pone al centro il singolo e il benessere individuale, il fatto che questi due parametri indichino modi opposti di agire e di scegliere la vita (Claudia Sunna, Univ. Salento). Nel corso delle relazioni ci si è addentrate con maggior profondità nelle diverse piegature di riflessione che una scelta altra produce: il tema del tempo nella relazione con il non umano e l’infanzia (Nadia Setti, Paris VIII), il tempo inteso come tempi di vita che generazioni diverse posso insegnarsi a vicenda (Margarete Durst, Univ. Tor Vergata); la felicità come effetto del benessere e dell’equilibrio dell’esistenza (Angela Ales Bello, C. I. Ricerche Fenomenologiche). Chiara Zamboni (Univ. Verona) e Luisa Muraro hanno affrontato la questione mettendo in rilievo la necessità di esporsi, di mettersi in gioco: la prima ci dice come per modificare l’istituzione sia necessario guardare al nostro inconscio per capire anche l’inconscio collettivo che anima l’istituzione stessa: essa può modificarsi solo grazie a dei nostri piccoli ma risoluti tentativi e ‘colpi di mano’; la seconda, proponendoci l’antico dilemma, non ancora risolto, della scelta tra l’universalità del neutro e la parzialità della differenza, ci incoraggia a sbilanciarci dalle posizioni acquisite per conquistare uno spostamento che abbia davvero un peso. Ricordiamo infine la relazione di Rita Fulco (Univ. Palermo) che ha posto con calore e passione la questione dello stare al mondo con angustia e calcolo, per mostrarci come il denaro, la sua mancanza, possa dominare e significare l’intera esistenza; ed Elisabetta Cibelli (Univ. del Salento) che ha proposto la questione del lavoro dalla prospettiva di giovani donne che vivono il precariato cognitivo.

Ma l’interesse che riveste questa scuola sta in altro, nel fatto di essere prima di tutto un luogo di donne dove la relazione rimane la costante più evidente: l’ambiente quieto e contenuto del convento che ospita la scuola, diventa un denso micromondo di relazioni e scambi accalorati, accelerati dal desiderio di non perdere niente di quel che immediatamente accade, qualcosa di cui, qualche volta, le relatrici al tavolo sono solo lo sfondo e il riferimento.

In questo luogo è evidente come ci siano ancora le possibilità e tutta la volontà di creare insieme, di veder nascere i pensieri davanti ai propri occhi da un’esperienza viva e concreta, dalle parole scambiate con l’altra in carne e ossa. Quest’anno, per la prima volta, la scuola leccese ha previsto, nei lavori pomeridiani, dei momenti di riflessione per le iscritte e gli iscritti alla scuola in forma di seminari la cui unica regola era che le relatrici dei lavori presentati la mattina non fossero presenti, per lasciare maggiore libertà di espressione alle e ai corsisti. L’indubbia buona intenzione di permettere un libero gioco di espressione, che non ponesse limite alle critiche e alle proposte ha lasciato, nei fatti, molte e molti senza una motivazione: è stato semplice e spontaneo che corsiste e corsisti si relazionassero tra loro, in tutta libertà e al di fuori dei momenti organizzati, dando vita a dei discorsi che percorrevano lateralmente le discussioni pubbliche. Ma la vera urgenza che l’organizzazione della scuola avrebbe dovuto captare e incoraggiare è il desiderio di molte e molti di confrontarsi con le docenti stesse, sui temi da loro presentati, per vagliare insieme altre ipotesi e, perché no, mostrare delle critiche a quanto ascoltato: la variegata differenza che connotava il gruppo di partecipanti alla scuola (di ogni età, di diversa formazione, con diversi approcci al pensiero femminile) avrebbe permesso questo, ma è stata risolta in un appiattimento generale sui ruoli di studente e studentessa, determinati dall’intenzione di tutelare bonariamente dal giudizio delle ‘più grandi’. Forse anche le incomprensioni durante l’esposizione pubblica dei bilanci nati dai seminari danno il polso di un’esperienza che non è stata compresa fino in fondo e che sarebbe stata più significativa se le intenzioni che la animavano, alla base, fossero state espresse più chiaramente. C’è inoltre da dire come alcune delle relatrici fossero intenzionate ad un incontro più aperto con corsiste e corsisti: in più momenti questi incontri sono avvenuti, lasciati un po’ troppo al caso e all’iniziativa personale delle singole.

La specificità dei luoghi di donne sta, oggi, nell’incontro tra diverse generazioni: il legame prodotto dal pensiero che si ha in comune può essere messo in questione attraverso le fatali e indispensabili diversità che esistono tra donne che hanno avuto vite diverse, che hanno partecipato a storie dissimili in più di un aspetto. Per la differenza sessuale, un pensiero e una pratica che dà universo di significato e modo di agire a numerose donne, è giunto il momento di confrontarsi con ciò che c’è, con il nuovo che ci trasforma e che mette continuamente alla prova. Per il pensiero di donne ciò non può non avvenire anche, e soprattutto, nella pratica, nell’incontro tra chi crede nella forza dello stare in presenza.

 

report a cura di Valeria Mercandino
Valeria Mercandino
Valeria Mercandino

Valeria Mercandino ha studiato Scienze Filosofiche a Roma Tre e si è laureata con una tesi sulla pratica politica dell’autocoscienza in Italia. È dottoranda di Filosofia politica presso l’Università degli studi di Verona e sta lavorando al con (...) Maggiori informazioni