È stata ricca di interventi e contenuti la Scuola Politica dell’Udi (Unione donne in Italia) che si è tenuta a Genova dal 2 al 5 settembre 2010 e intitolata ‘Identità di passaggio: il corpo fertile delle donne tra riproduzione, lavoro e desiderio’. Organizzata dalle donne dell’UdiGenova, la quattro giorni ligure è stata soprattutto una valida occasione per le giovani presenti (molte delle quali venute a conoscenza della Scuola tramite Internet) di rendersi conto che ci sono altre donne, in carne ed ossa, con cui poter stringere relazioni feconde, ma anche per le donne più anziane di constatare che non tutte le giovani sono disinteressate alla politica delle donne. Tra riproduzione, lavoro e desiderio quello che si è respirato a Genova durante la Scuola Udi è stato sicuramente un ‘sostrato fertile’ che ha trovato riscontro poi nella testimonianza di molte anche dopo la chiusura della Scuola di settembre.
In apertura è stato presentato Sovraesposte, il videoclip di Immagini Amiche, la campagna nazionale che l’Udi ha lanciato quest’anno per contrastare “le immagini lesive e gli stereotipi femminili ovunque, non solo nella pubblicità” e che sta ottenendo risultati concreti grazie al sostegno di donne singole e di gruppi di donne che in tutta Italia stanno aderendo con boicottaggi e denunce.
Al centro dei quattro giorni, il corpo delle donne e la sua fertilità nel senso più ampio del termine. Si è parlato di reti virtuali e politiche reali, della differenza che corre tra diritti e tutele, di femminilizzazione del lavoro e precarietà, di identità frammentate e decrescita, di trasmissione dei saperi e valore sociale della maternità, di cambiamenti e prospettive, cura e manutenzione, ambizioni e libertà.
Immancabile il riferimento al dibattito d’attualità, in quei giorni incentrato sullo strano fenomeno delle ‘studentesse di Geddhafi’. “Quando un uomo vuole offendere un altro uomo usa le donne” con questa frase Pina Nuzzo, delegata nazionale Udi ha introdotto il suo discorso venerdì 3 settembre chiedendosi, e chiedendoci, perché le nuove generazioni di donne non si mobilitano di fronte a fatti pubblici di questo tipo. “Perché non hanno la percezione politica del rischio che corre la loro libertà, forse perché sono garantite dalle famiglie” ha risposto sempre Pina Nuzzo che ha voluto descrivere la Scuola come un momento di passaggio dal virtuale del web, dove molte si erano già conosciute, all’incontro reale.
Ad aprire i lavori la preziosa relazione di Rosanna Marcodoppidodedicata alle trappole dell’emancipazione, un’efficace ricostruzione della storia della libertà delle donne attraverso la loro presa di parola letteraria e politica. Poi Valentina Sonzini, dell’Udi Genova, ha fatto il punto sulle identità di passaggio delle donne nel mondo del lavoro femminilizzato dove essere allo stesso tempo più cose – lavoratrici e madri, retribuite e realizzate – è spesso un impedimento perché le scelte diventano reciprocamente esclusive e la contrattazione un problema individuale. Da qui la necessità di riarticolare il discorso tra i sessi, ha spiegato la Sonzini, e di lasciare da parte conciliazioni e doppi sì per mettere invece l’accento sulla condivisione di compiti e ruoli. Cruciale in questa transizione – dalla conciliazione alla condivisione – ha detto sempre la Sonzini è anche chiedersi quanto il lavoro e la retribuzione siano necessari per la strutturazione della nostra identità e per il raggiungimento della nostra felicità e a quali condizioni, mettendo in conto anche la possibilità di contribuire al cambiamento del modello economico di riferimento.
Del “fatto” della differenza sessuale nell’organizzazione sociale e del lavoro ha parlato poi Giulietta Ruggeri, intellettuale e femminista che ha tracciato il quadro del lavoro femminilizzato e flessibile a partire dai concetti di differenza sessuale elaborati dalle teoriche femministe italiane e straniere del nostro tempo (Butler, De Lauretis, Cavarero, Diotima, Libreria delle donne di Milano, ecc.) , e poi articolando il discorso attorno allo snodo maternità/lavoro e alla difficoltà che le lavoratrici attuali trovano nel viversi al meglio la maternità. Dalla Ruggeri anche spunti per ripensare lavoro di cura e lavoro biologico, in modo da renderlo visibile e computabile all’interno del PIL.
Tante altre sono state le relatrici intervenute alla scuola, docenti universitarie come Fatima Farina (Sociologa all’Università di Pesaro-Urbino) che ha illustrato i risultati di un questionario su donne e lavoro; ma non solo. La mattina di sabato 4 settembre – ad esempio – è stata dedicata tutta a narrazioni di donne attive nel mondo dell’impresa, del sindacato, della finanza, dei servizi (Cecilia Casula, del Coordinamento RSU Atac Filt CGIL Roma e Lazio; Deborah Lucchetti, Presidente Coop Fair – commercio equo e solidale, coordinatrice Campagna Abiti Puliti; Sarah Zuhra Lukanic, Giornalista di Internazionale; Monica Nolo, Direttora Confart; Antonella Petricone, della Coop BeeFree). Nel pomeriggio invece Milena Carone, avvocata Udi, ha coordinato una tavola rotonda sul tema ‘Tra diritti e tutele’.
La Scuola è stata anche occasione per la presentazione del Quaderno dei 5finesettimanadipolitica (incontri avviati a seguito della Scuola politica UDI 2009) e degli ultimi due numeri della rivista Dwf dedicati al tema del lavoro.
Non sono mancate, infine, proposte concrete come quella che è andata sotto il nome di ‘Operazione Womenpedia‘ lanciata dall’Udi proprio durante la scuola invitando tutte a “intervenire in massa” suWikipedia con l’obiettivo di far emergere l’apporto delle donne nei vari campi del sapere, cominciando a fare sul web quello che ancora non è possibile fare per i testi scolastici.