Silvia Neonato – Cercatrici di Libertà. Recensione a Gisella Modica, Le donne della Cattedrale, Villaggio Maori Edizioni, Catania 2014

Mara balbetta eppure non puoi smettere di ascoltarla. Quando dice la propria opinione all’interno della Cattedrale occupate dalle donne senza casa di Palermo e osa parlare di desiderio. Oppure quando, al centro sociale Zeta (ovvero Zonaextraterritorialeautogestita), vuole discorrere con la variegata umanità che ci vive. Conta fino a tre, respira, le hanno suggerito alla Società delle Estranee. Mara esegue. E poi balbetta ugualmente. Ma ciononostante procede, a volte a tentoni, tra le pagine del libro e nella vita e, instancabile, racconta di sé e delle altre: Vincenza la proletaria, ad esempio, “professionista” nell’occupazione di case da anni, madre di tanti figli, di cui due piccoli in carrozzella, che si sventaglia nell’afa della chiesa e predica, spiegando alle altre come si deve lottare, sicura che prima o poi ce la faranno ad avere un appartamento. Vincenza loda Mara, l’unica di noi che la casa ce l’ha, spiega, ma si occupa dei nostri problemi. E, anche se è comunista, è una brava ragazza.
Dentro Zeta, Mara incontra invece due femministe storiche, Livia e Alessandra, separatiste, perse tra i libri delle stanze color cipria tappezzate di foto di Virginia Woolf. Donne che lavorano sul simbolico. “Cosa vuol dire?”, si chiede Mara, attratta e respinta al tempo stesso. Lei è reduce dal G8 di Genova e si sta ancora medicando le ferite. Non tanto la caviglia distorta durante una carica della polizia, quanto piuttosto l’angoscia della violenza e dei soprusi, le grida e gli scoppi, le vetrine spaccate e i lacrimogeni. Se non fosse per quelle donne di Zeta, le Estranee, che la aiutano a accettare l’abusiva che è in lei, Mara non riuscirebbe quasi a uscire di casa. Trova la spinta a reagire con le donne della Cattedrale e a Zeta, una specie di Ufo calata tra i vicoli di Palermo, dove si è avventurata con la sua stampella. Eccola nella Kalsa, dove anche i bambini e i nonni spacciano cocaina e sui muri delle case c’è scritto “W la mafia e santa Rosalia”.
Gisella Modica, studiosa femminista, socia della Sil e della Biblioteca delle donne Udi di Palermo, redattrice del nostro Letterate Magazine, ha ora pubblicato Le donne della Cattedrale, storia privata e politica di Mara e di tante altre. Con qualche uomo sullo sfondo, come nel caso dei militanti di Zeta che lottano contro la mafia e fanno teatro coi profughi sudanesi.  O come i mariti, amici e fidanzati che fanno capolino tra le pagine. Mara parla spesso di e con Giorgio, comunista rigoroso che la aiuta sempre e che a Genova l’ha trascinata via quando lei era rimasta paralizzata in mezzo alla guerriglia di piazzale Kennedy. Chi è davvero per lei?
Una donna che la affascina è la strabica Angela, settima figlia di una madre amatissima, perduta precocemente durante un intervento all’ospedale di Palermo per via di un black out elettrico. Mara, che dalla sua mamma agiata e psicanalista fugge come può, la ascolta rapita raccontare della sua infanzia felice anche se poverissima. Nella Cattedrale occupata con lei riscopre i cunti, le storie in dialetto che la sua nonna Margherita le raccontava e che Angela ha imparato invece da sua madre, con la quale intrattiene un dialogo costante nutrito anche di consigli e segni in arrivo dall’al di là. Angela è signorina, vista la vitaccia di sua sorella Giacoma, madre di cinque figli. E infatti, pur essendo senza casa, da Giacoma ha resistito pochi giorni, la loro madre a lei, che era la più piccola, ha insegnato a cercare una vita migliore. Come la cercano le altre intorno a lei.
Nel bel racconto corale di Gisella Modica tutto ruota intorno alla protagonista, ma tutto mantiene contemporaneamente il proprio ritmo e linguaggio. Dal dialetto di alcune all’aria rarefatta che si respira con le pur partecipi Estranee, dai quartieri residenziali, dove Mara vive, alla Kalsa coi suoi magnifici palazzi antichi semidiroccati, dal movimento antagonista di Genova fino a Zeta, dalla teoria della differenza di Milano a Elisa, la femminista che viene dal ’68 e che ora, a Palermo, mette a disposizione delle più giovani il proprio sapere e il cuore. “Il segreto della convivenza in questa casa è che ciascuno parte da sé”. Che sia questa pratica politica il segreto del futuro? Al contrario per Alice, giovane impiegata in un call center, il partito, la lotta di classe vengono prima del femminismo: appena può, corre dalle occupanti per evangelizzarle e tacitare Mara, che ormai parla di desiderio femminile. Per Debora, che ha fatto la fuitina per sposarsi un uomo che ha scoperto tre volte buono, cioè stupido, conta ora soprattutto vestirsi alla moda e in Cattedrale è l’occupante, diciamo così, più elegante.
Le personagge si inseguono e discutono, si ritrovano per poi lasciarsi di nuovo, in un fluire limpido e armonico delle vicende e dei progetti, dei sogni e delle sconfitte, delle vittorie e degli amori. Sono tutte militanti, ciascuna a suo modo, secondo l’età, la classe sociale, le scelte fatte e subìte. Sono tutte ben scontornate, pulsanti, reali. E ci parlano di noi e dei nostri tempi, dei decenni passati e dell’oggi con i piedi ben piantati nella vita, ma senza perdere mai la poesia del comunicare con gli altri, i lettori e le lettrici, gli amici, le compagne, i genitori. E questa è la piacevolezza in più che ci mette l’autrice, colta narratrice delle gesta delle donne.
Il finale è sorprendente. È forse un allarme lanciato alle femministe e quindi anche a se stessa?
Redazione

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