Nancy Fraser – Come il femminismo divenne ancella del capitalismo
Traduzione e introduzione di Cristina Morini
Molte volte, in questi anni, ci siamo domandate se il femminismo non avesse finito per diventare un alleato (inconsapevole?) del biocapitalismo cognitivo-relazionale, un complice utile alla costruzione di discorso sul tema della precarizzazione cioè dei dispositivi organizzativi nella vita-lavoro imposti dai nuovi paradigmi di accumulazione. Le donne volevano giustamente uscire dalle cucine e dalle stanze dei bambini per emanciparsi nello spazio pubblico. Così sono state una preda facile per gli immaginari lavoristi e per il funesto e violento universo valoriale meritocratico del capitalismo contemporaneo… Leggi l’articolo
Nancy Fraser – Fortunes of Feminism. From State-managed Capitalism to Neoliberal Crisis
L’ultimo libro della filosofa statunitense è un corpo a corpo con il femminismo della seconda ondata. E una proposta teorica per sviluppare una critica alle «politiche dell’identità» e alle misure redistributive condotte in nome della parità di genere… Leggi la recensione
Cristina Morini – Il maternage delle istituzioni
Scrive la stampa pop che Anastasia, la figlia del presidente della Camera, Laura Boldrini, da piccola preparava sempre una valigia con dentro alcune cose per i bambini degli Stati dove la madre si predisponeva ad andare in missione, da affidarle. Poi, tra sé, ogni volta si preoccupava: “Poveri bambini, la mamma sa cucinare solo la pasta in bianco…” Leggi l’articolo
Lea Melandri – Donne al mercato. Risposta a Alesina&Giavazzi
Che si tratti di economia, di lavoro o di istituzioni politiche, la domanda è sempre la stessa: perché tante disuguaglianze tra uomini e donne, nell’occupazione, nelle carriere, nei ruoli decisionali, nonostante che “quando studiano -come si legge nell’editoriale di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi (“La questione femminile”, Corriere della sera, 16.01.13)- le ragazze italiane sono più brave dei ragazzi in tutte le materie”? Altrettanto prevedibile è la risposta, per la quale in realtà non servono particolari competenze, ma solo l’attenzione a quello che capita ogni giorno nelle case e nella vita sociale (…) Leggi il testo
Anna Simone (a cura di), Sessismo democratico. L’uso strumentale delle donne nel neoliberismo, Mimesis, Verona 2012
Più che un tema è la proposta di un cambio di paradigma. “Sessismo democratico” è espressione che ricolloca nel contemporaneo la posizione di una donna, i rischi e i conflitti da assumere. “Nell’epoca della frammentazione della sovranità, del lavoro, del diritto, del sapere, le soggettività o gli attori sociali si frammentano a loro volta”. La vita di una donna viene collocata su grande scala, partecipa di questi tempi di metamorfosi violente, con tutti i rischi ma anche le invenzioni che si presentano. Non dunque s/oggetto separato, sprovvedutamente consegnato a condizioni costruite altrove, bensì lucido nell’appropriarsi del senso del proprio tempo (…) Leggi la recensione
N. Power, La donna a una dimensione, DeriveApprodi, Roma 2011
Nina Power offre un vademecum provocatorio per la lettura del presente. La domanda suona: le rappresentazioni glam della femminilità sono sinonimo di una vittoria del “femminismo”?
Le risposte passano attraverso l’analisi di testi e paratesti di cantrici e cantori di una civiltà a misura dell’autoaffermazione delle donne: borsette, tacchi, modelle, protagoniste di film tutti femminili, donne manager e donne politiche – nell’inquietante triade Thatcher, Rice e Palin. Tutto questo ha a che vedere con le lotte e i saperi dei femminismi del secolo scorso? (…) Leggi la recensione
Valeria Ottonelli, La libertà delle donne. Contro il femminismo moralista, Il melangolo, Genova 2011
Quali sono le caratteristiche distintive del “femminismo moralista”? Esso chiede che la liberazione della donna passi attraverso una riforma dei comportamenti e della morale, che stigmatizza alcuni usi della libertà sessuale e del corpo femminile (…) Leggi la recensione
Angela Putino, Cultura del Sistema (da adateoriafemminista.it, n° 2, gennaio 2007)
Non molto tempo fa, in testi che oggi vengono riletti e forse anche capiti, uno dei più significativi pensatori del Novecento sostenne che ciò che rende possibile la presa del potere su di noi è la sua parte invisibile. Tutti analizziamo in un modo o nell’altro il potere, un potere, o ciò che crediamo lo renda possibile; e misurandoci in questo rapporto lo comprendiamo e lo crediamo effettuale nei modi con cui ce lo spieghiamo; solo che le spiegazioni, le analisi che effettuiamo sono relative a quegli aspetti per cui il potere ci risulta, in fin dei conti, tollerabile. L’eventuale intollerabilità, le forme insostenibili che rendono effettivamente precarie le nostre esistenze non le scorgiamo, e proprio questa nostra cecità rende possibile ad un potere di investire le nostre vite. Se si parla di forme di potere, se ne parla dove già si è acquisita una resistenza, una risposta, un’affermazione contraria, per il resto, il non vedere o il non capire non sono solo una difesa, ma esattamente il varco attraverso cui noi diveniamo disponibili ad un potere inusitato. Leggi tutto
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